Page 27 - Prediche di Meister Eckhart
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opere, il tempo in quanto tempo. Inoltre io dico: non vi è mai stata neppure
                  un’opera buona, o santa, o beata. Dico ancora che non vi è mai stato un
                  tempo buono, santo, o beato, né mai vi sarà, né questo né quello. Come poi
                  potrebbe permanere, se non è buono nè beato nè santo? Se sono perdute
                  completamente le buone opere, insieme al tempo in cui avvennero, come
                  potrebbero permanere le opere compiute in peccato mortale, e il tempo in
                  cui accaddero? Lo ripeto: sono perdute insieme le opere e il tempo, buone
                  e cattive, le opere in quanto opere, il tempo in quanto tempo; sono perdute
                  insieme in eterno.


                  Si pone ora la domanda: perché si chiama santa, beata, buona un’opera, e,
                  nello stesso modo, il tempo in cui l’opera accadde? Attenti a quello che
                  dico: l’opera e il tempo, in cui l’opera avvenne, non sono santi, nè beati, nè
                  buoni. Bontà, santità, beatitudine, sono soltanto denominazioni accidentali
                  dell’opera e del tempo, ma non sono loro proprie. Perché? Un’opera, in
                  quanto  opera,  non  proviene  da  se  stessa,  non  dal  proprio  volere;  non
                  accade  da  se  stessa,  non  dal  proprio  volere,  e  neppure  sa  di  se  stessa.
                  Perciò  non  è  nè  beata  nè  infelice.  Lo  spirito,  invece,  dal  quale  l’opera
                  proviene,  si  libera  della  immagine,  che  non  ritorna  più  in  lui.  Allora
                  l’opera,  in  quanto  era  opera,  è  immediatamente  annientata,  insieme  al
                  tempo in cui avvenne, e non è più nè qui nè là; perché lo spirito non ha più
                  niente a che fare con l’opera. Se esso deve operare qualcos’altro, ciò deve
                  avvenire con altre opere ed in altro tempo. Perciò vanno perdute insieme il
                  tempo e le opere, cattive e buone, perdute nello stesso modo; infatti non
                  hanno permanenza nello spirito, nè essere o luogo in se stesse, e Dio non
                  ha affatto bisogno di esse. Perciò sono perdute e annientate in se stesse. Se
                  avviene un’opera buona attraverso un uomo, l’uomo si libera con questa
                  opera, e grazie a tale liberazione egli diviene più vicino e più simile al suo
                  principio, di quanto lo fosse prima di tale liberazione, e pertanto è migliore
                  e più beato di quanto lo fosse prima di tale liberazione. Per questo motivo
                  si chiama santa e beata l’opera, ed anche il tempo in cui l’opera avvenne;
                  ma ciò non è vero, perché l’opera non ha alcun essere, e neppure il tempo
                  in cui avvenne; infatti essa svanisce in se stessa.


                  Perciò essa non è né buona, né santa, nè beata, ma è beato l’uomo in cui
                  permane il frutto dell’opera - non in quanto tempo e neppure in quanto
                  opera, ma in quanto buona qualità, che è eterna con lo spirito, come lo
                  spirito è eterno in se stesso, ed è lo spirito stesso.


                  In  questo  senso,  non  è  mai  andato  perduto  l’agire  buono,  e  neppure  il
                  tempo  in  cui  avvenne;  -  non  perché  esso  permanga  in  quanto  opera  e




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