Page 19 - Prediche di Meister Eckhart
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Ci aiuti Dio, perché noi tutti lo seguiamo, in modo che egli ci porti in sé,
                  dove lo conosciamo veramente. Amen.





                  Ecce mitto angelum meum

                  Questo è scritto nel Vangelo e significa: “Vedete, io invio il mio angelo”.


                  Bisogna  innanzitutto  sapere  cosa  è  un  angelo  perché  un  testo  dice  che
                  dobbiamo  essere  uguali  agli  angeli.  Un  maestro  dice  che  l’angelo  è
                  un’immagine di Dio. Un altro dice che è formato secondo Dio. Un terzo
                  dice che è un puro specchio, che possiede e porta in sé la somiglianza con
                  la bontà divina e la purezza divina del silenzio e del mistero di Dio, per
                  quanto è possibile. Uno dice che è una pura luce intellettuale, separata da
                  tutte le cose materiali. Noi dobbiamo diventare simili a questi angeli. Ogni
                  essere  conoscente  deve  conoscere  in  una  luce  che  è  nel  tempo,  perché,
                  qualsiasi cosa pensi, la penso in una luce situata nel tempo e temporale.
                  L’angelo,  invece,  conosce  in  una  luce  che  è  al  di  sopra  del  tempo,  ed
                  eterna. Perciò egli conosce in un “ora” eterno, mentre l’uomo conosce in
                  un  “ora”  temporale.  L’”ora”  temporale  è  il  più  piccolo  di  tutti.  Togli
                  questo  “ora”  temporale  e  tu  sei  dappertutto,  e  possiedi  la  totalità  del
                  tempo. Essere questo o quello non significa essere tutto, giacché, in quanto
                  sono questo o quello, o in quanto possiedo questo o quello, in tanto io non
                  sono tutto e non possiedo tutto; ma se tu togli il tuo esser questo o quello, o
                  il tuo possedere questo o quello, tu sei tutto e tutto possiedi. Nello stesso
                  modo, se non sei qui o là, sei dappertutto. Così dunque, se non sei questo
                  né quello, sei tutto. L’angelo è ed agisce intellettualmente nel suo luogo, e
                  costante  è  la  sua  contemplazione,  il  cui  oggetto  è  l’essere  intelligibile.
                  Perciò il suo essere è tanto lontano da tutte le cose. È lontano da tutto quel
                  che è molteplicità e numero.


                  Diciamo  ancora  qualcosa  della  parola  pronunciata:  “Io  invio”.  Un  testo
                  tace la parola “io”, un altro la dice. Il profeta dice: “Io invio il mio angelo”,
                  ma l’evangelista sopprime l’”io”. Che significa l’omissione di “io” in un
                  testo?


                  Significa innanzitutto che Dio è inesprimibile, innominabile, al di sopra di
                  ogni parola nella purezza del suo fondo; che nessuna parola o asserzione
                  può contenerlo, perché è inesprimibile per tutte le creature, ed indicibile.
                  Un secondo significato è che l’anima è inesprimibile e indicibile, quando la
                  si consideri nel suo proprio fondo, là dove è indicibile ed innominabile,



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