Page 10 - Prediche di Meister Eckhart
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Tutte le creature si privano della propria vita per il proprio essere. Tutte le
creature si portano nel mio intelletto, per essere in me spiritualmente. Io
soltanto procuro di nuovo tutte le creature a Dio! Guardate cosa voi tutti
fate!
Ora torno indietro al mio “uomo interiore ed esteriore”. Guardo i gigli nel
campo, il loro chiaro splendore, il loro colore e tutte le foglie. Ma il loro
odore non vedo. Perché? Perché l’odore è in me. D’altra parte: quel che
dico, è in me, ed io lo dico fuori di me. Tutte le creature hanno sapore in
quanto creature per il mio uomo esteriore, come il vino, il pane, la carne.
Per il mio uomo interiore, invece, niente ha sapore in quanto creatura, ma
solo come dono di Dio. Il mio uomo più intimo, poi, non le gusta come
dono di Dio, ma come eterne.
Prendo una catinella d’acqua, vi metto dentro uno specchio e la pongo
sotto la sfera del sole; allora dal disco e dal fondo del sole esso getta la sua
chiara luce, e tuttavia in ciò non svanisce. Il raggio di ritorno dello
specchio nel sole è sole nel sole, e tuttavia lo specchio è quello che è. Così
anche è con Dio. Dio è nell’anima con la sua natura, col suo essere e con la
sua divinità, e tuttavia egli non è l’anima. Il raggio di ritorno dell’anima è
Dio in Dio, e tuttavia essa è quello che è. Dio si forma, dove tutte le
creature esprimono Dio: là si forma “Dio”. Quando io ero ancora nel
fondo, nel terreno, nella corrente e nella fonte della divinità, nessuno mi
chiedeva dove volessi andare o cosa facessi: là non v’era nessuno che mi
potesse interrogare. Ma quando fluii all’esterno, tutte le creature dissero:
“Dio”! Se qualcuno mi chiedesse: “Fratello Eckhart, quando venite da
casa?”, allora vi sono stato dentro. Così parlano tutte le creature di “ Dio”.
E perché non parlano della divinità? Tutto quello che è nella divinità, è
uno, e di ciò non si può parlare. Dio opera, la divinità non opera, non ha
niente da operare, in lei non è alcuna opera; mai ha guardato ad un’opera.
Dio e la divinità sono separati dall’agire e dal non agire. Quando io ritorno
in “Dio” e non rimango fermo là, la mia irruzione è molto più nobile del
mio efflusso. Io solo porto tutte le creature dal loro essere spirituale nel
mio intelletto, perché siano una cosa sola in me. Quando pervengo nel
fondo, nel terreno, nella corrente e nella fonte della divinità, nessuno mi
chiede da dove venga o dove sia stato. Nessuno là ha sentito la mia
mancanza, e là “Dio” si dissolve.
Chi ha compreso questa predica, a lui la concedo pienamente. Se non vi
fosse stato nessuno qui, avrei dovuto predicare a questa cassetta per le
offerte. V’è della povera gente che torna a casa e dice: “Voglio sedere in
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