Page 7 - Prediche di Meister Eckhart
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povertà. Ma la terza povertà, di cui ora voglio parlare, è quella estrema:
quella dell’uomo che niente ha.
Fate qui molta attenzione! Ho detto spesso, e lo dicono anche grandi
maestri, che l’uomo deve essere libero da tutte le cose e tutte le opere,
interiori ed esteriori, in modo da poter essere un luogo proprio di Dio,
dove Dio possa operare. Ma ora diciamo qualcosa di diverso. Se l’uomo è
libero da tutte le creature, e da Dio, e da se stesso, ancora tale che Dio trovi
in lui un luogo per operare, allora diciamo che l’uomo, finché si trova in
questa condizione, non è nella più vera povertà. Infatti, per il proprio
agire, Dio non cerca un luogo nell’uomo dove poter operare; ma la povertà
nello spirito è quando l’uomo sta così privo di Dio e di tutte le sue opere,
che Dio, in quanto voglia operare nell’anima, sia lui stesso il luogo in cui
vuole operare - e questo lo farebbe volentieri. Giacché Dio compie la sua
opera propria quando trova l’uomo povero in questo modo, e l’uomo
subisce così Dio in sé, e Dio è un luogo proprio del suo agire; l’uomo
invece è un puro subir-Dio nel suo agire, in considerazione del fatto che
Dio opera in se stesso. Qui, in questa povertà, l’uomo raggiunge
quell’eterno essere che egli è stato, e che ora è, e che sarà in eterno.
C’è una parola di san Paolo, in cui egli dice: “Tutto quello che sono, lo
sono per la grazia di Dio”. Se ora questo mio discorso sembra tenersi al di
sopra della grazia, al di sopra dell’essere, al di sopra della conoscenza e del
volere e di ogni desiderio, come può essere vera la parola di san Paolo? A
questo proposito si dovrebbe rispondere che le parole di san Paolo sono
vere. Che la grazia fosse in lui, era necessario, perché la grazia agì in lui in
modo da portare a compimento come sostanziale ciò che era accidentale.
Quando la grazia ebbe compiuto la sua opera e terminò, allora Paolo
rimase ciò che egli era.
Noi diciamo dunque che l’uomo deve essere così povero da non avere, e
non essere, alcun luogo in cui Dio possa operare. Quando l’uomo
mantiene un luogo, mantiene anche una differenza. Perciò prego Dio che
mi liberi da Dio, perché il mio essere essenziale è al di sopra di Dio, in
quanto noi concepiamo Dio come inizio delle creature. In quell’essere di
Dio, però, in cui Egli è al di sopra di ogni essere e di ogni differenza, là ero
io stesso, volevo me stesso e conoscevo me stesso, per creare questo uomo
che io sono. Perciò io sono causa originaria di me stesso secondo il mio
essere, che è eterno, e non secondo il mio divenire, che è temporale. Perciò
io sono non nato, e, secondo il modo del mio non esser nato, non posso
mai morire. Secondo il modo del mio non esser nato, io sono stato in
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