Page 6 - Prediche di Meister Eckhart
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diciamo che l’uomo deve essere così privo del suo proprio sapere, come lo
                  era quando non era ancora; e che lasci Dio operare quello che vuole, e se
                  ne stia vuoto.


                  Tutto  quello  che  è  mai  venuto  da  Dio  è  fatto  per  un  puro  operare.
                  L’operare proprio dell’uomo è l’amare e il conoscere. Si pone ora la grossa
                  questione:  in  che  cosa  risiede  essenzialmente  la  beatitudine?  Alcuni
                  maestri hanno detto che essa sta nella conoscenza, altri che sta nell’amore;
                  altri dicono che sta nella conoscenza e nell’amore e questi dicono meglio.
                  Noi però diciamo che non sta né nella conoscenza né nell’amore; piuttosto
                  v’è qualcosa nell’anima da cui fluiscono la conoscenza e l’amore, e questo
                  qualcosa non conosce e non ama, come invece fanno le potenze dell’anima.
                  Chi conosce questo qualcosa, sa dove risiede la beatitudine. Esso non ha
                  né un prima né un poi, non attende nulla che gli capiti, perché non può
                  guadagnare né perdere. Perciò questo qualcosa è privato anche del sapere
                  che Dio opera in esso; piuttosto esso gode in se stesso, come fa Dio.


                  Io dico perciò che l’uomo deve stare così libero e vuoto, da non sapere né
                  conoscere  che  Dio  opera  in  lui,  ed  in  questo  modo  può  possedere  la
                  povertà.


                  I maestri dicono che Dio è un essere, un essere  dotato di intelletto, che
                  tutto conosce. Ma io dico: Dio non è né essere né essere dotato di intelletto,
                  e neppure conosce questo o quello. Perciò Dio è privo di tutte le cose, e
                  perciò  è  tutte  le  cose.  Chi  deve  essere  povero  nello  spirito,  deve  essere
                  povero in ogni sapere proprio, in modo da non sapere niente, né di Dio, né
                  delle creature, né di se stesso. Perciò è necessario che l’uomo desideri di
                  non sapere o conoscere niente delle opere di Dio. In questo modo l’uomo
                  può essere povero nel proprio sapere.


                  In terzo luogo è povero l’uomo che niente ha. Molti hanno detto che la
                  perfezione consiste nel non possedere alcuna cosa materiale della terra, e
                  questo è verissimo nel senso di colui che si comporta così di proposito. Ma
                  questo non è il senso che intendo io.


                  Ho  detto  prima  che  è  uomo  povero  quello  che  non  vuole  compiere  il
                  volere  di  Dio,  ma  che  piuttosto  vive  in  modo  da  essere  privo  del  suo
                  proprio volere e del volere di Dio, così come lo era quando ancora non era.
                  Di questa povertà noi diciamo che è la più alta povertà. In secondo luogo
                  abbiamo detto essere uomo povero quello che niente sa dell’agire di Dio in
                  lui. Se uno sta privo del sapere e del conoscere, allora questa è la più pura




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