Page 5 - Prediche di Meister Eckhart
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Se ora uno mi chiedesse cosa dunque è un uomo povero che niente vuole,
                  risponderei  così:  finché  l’uomo  ha  questo  in  sé,  che  è  suo  volere  voler
                  compiere la dolcissima volontà di Dio, un tale uomo non ha la povertà di
                  cui  vogliamo  parlare;  infatti  egli  ha  ancora  un  volere,  con  cui  vuol
                  soddisfare  la volontà di Dio, e  questa non è la vera povertà. Se l’uomo
                  deve  avere  vera  povertà,  deve  essere  così  vuoto  della  propria  volontà
                  creata  come  lo  era  quando  non  esisteva.  Perciò  io  vi  dico  nella  verità
                  eterna:  finché  avete  la  volontà  di  compiere  il  volere  di  Dio,  e  avete  il
                  desiderio dell’eternità e di Dio, voi non siete davvero poveri. Infatti è un
                  vero povero soltanto colui che niente vuole e niente desidera. Quando ero
                  nella mia causa prima, non avevo alcun Dio, e là ero causa di me stesso.
                  Nulla volevo, nulla desideravo, perché ero un puro essere, che conosceva
                  se stesso nella gioia della verità. Allora volevo me stesso e niente altro; ciò
                  che volevo lo ero, e ciò che ero, lo volevo, e là stavo libero da Dio e da tutte
                  le cose. Ma quando, per libera decisione, uscii e presi il mio essere creato,
                  allora ebbi un Dio; infatti, prima che le creature fossero, Dio non era Dio,
                  ma  era  quello  che  era.  Quando  le  creature  furono  e  ricevettero  il  loro
                  essere creato, Dio non era Dio in se stesso, ma era Dio nelle creature.


                  Ora diciamo che Dio, in quanto è Dio, non è il più alto fine della creatura.
                  Infatti anche la più piccola creatura in Dio ha una altrettanto alta dignità. E
                  se avvenisse che una mosca avesse intelletto, e potesse ricercare per mezzo
                  di  esso  l’eterno  abisso  dell’essere  divino  dal  quale  è  venuta,  allora
                  dovremmo dire che Dio, con tutto ciò che è in quanto Dio, non potrebbe
                  dare a questa mosca compimento e soddisfazione. Perciò preghiamo Dio
                  di diventare liberi da Dio, e di concepire e godere eternamente la verità là
                  dove l’angelo più alto e la mosca e l’anima sono uguali; là dove stavo e
                  volevo  quello  che  ero,  ed  ero  quel  che  volevo.  Perciò  noi  diciamo:  se
                  l’uomo deve essere povero nel volere, deve volere e desiderare tanto poco
                  come  voleva  e  desiderava  quando  ancora  non  era.  In  questo  modo  è
                  povero l’uomo che niente vuole.


                  In secondo luogo, è povero l’uomo che niente sa. Talvolta abbiamo detto
                  che l’uomo dovrebbe vivere in modo da non vivere né per se stesso, né per
                  la verità, né per Dio. Ma ora diciamo diversamente ed andiamo più avanti
                  dicendo: l’uomo che deve avere questa povertà, deve vivere così da non
                  sapere neppure che egli vive né per se stesso, né per la verità, né per Dio.
                  Egli deve essere così vuoto di ogni sapere, da non sapere né conoscere né
                  sentire che Dio vive in lui; più ancora: deve essere privo di ogni conoscere
                  che vive  in  lui.  Infatti,  quando  l’uomo  stava  nell’eterna  essenza  di  Dio,
                  niente altro viveva in lui; cosa là viveva, quello era lui stesso. Perciò noi




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