Page 75 - Perché un Dio Uomo
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l’impossibilità non si devono neppure nominare nei riguardi di Dio, il quale fa so-
              lamente quello che vuole, e la cui volontà non può essere costretta o impedita da al-
              cuna forza.

              Per questo c’era in Cristo la diversità delle nature e l’unità della persona, perché ciò
              che era necessario per la restaurazione dell’uomo fosse compiuto dalla natura divi-
              na, se non lo poteva l’umana, e ciò che era indegno della natura divina fosse realiz-
              zato da quella umana; così pure che non ci fossero due individui distinti, ma uno so-
              lo che esistendo perfettamente in ambedue le nature pagasse con la natura umana
              ciò che questa doveva e con la divina potesse fare ciò che era utile.

              La  stessa  Vergine  infine,  che  venne  purificata  per  la  fede  affinché  l’umanità
              dell’uomo-Dio potesse essere assunta da lei, credette ch’egli sarebbe morto perché lo
              volle, come aveva imparato dal profeta che aveva detto di lui: « È stato offerto per-
              ché  volle  «  (Is  53,  7).  Quindi,  essendo  la  sua  fede  vera,  era  necessario  che
              l’avvenimento futuro fosse conforme alla sua fede. E se ti turba ancora la parola «era
              necessario», pensa che la verità della fede della Vergine non fu la causa per la quale
              egli spontaneamente morì, ma piuttosto quella fede fu vera perché quello doveva
              avvenire.


              Se perciò dico: « Era necessario che morisse per la sua sola volontà perché la fede e
              la profezia, che precedettero, furono vere» è come se dicessi: «Fu necessario che così
              avvenisse perché così sarebbe avvenuto». Ora una necessità di tale specie non co-
              stringe una cosa all’esistenza, ma l’esistenza d’una cosa pone la necessità di esisten-
              za.

              C’è infatti una necessità antecedente che è causa dell’esistenza di una cosa, e c’è una
              necessità susseguente che è causata da una cosa. Indichiamo una necessità antece-
              dente e causante quando diciamo che il cielo è mosso perché è necessario che venga
              mosso; indichiamo al contrario una necessità susseguente  e  non  causante  quando
              dico che parli necessariamente perché parli. Infatti quando dico questo, intendo dire
              che nulla può far sì che tu non stia parlando mentre stai parlando, e non che ci sia
              qualcosa che ti costringe a parlare. Infatti la violenza della condizione naturale co-
              stringe il cielo a girare, mentre nessuna necessità ti costringe a parlare. Dovunque
              c’è una necessità antecedente ce n’è anche una susseguente; però dove ce n’è una
              susseguente non ce n’è per ciò stesso una antecedente. Possiamo infatti dire che è
              necessario che il cielo giri perché di fatto gira; ma non è ugualmente vero che tu par-
              li necessariamente per il fatto che parli. Questa necessità susseguente corre attraver-
              so ogni tempo in questo modo: ciò che è stato è necessario che sia stato; ciò che è, è
              necessario che sia e che abbia dovuto essere. Questa è quella necessità di cui parla
              Aristotele nel trattato sulle proposizioni singolari e future, e che sembra distruggere
              una delle proposizioni contrarie e stabilire che tutto esiste per necessità.
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