Page 74 - Perché un Dio Uomo
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agisce in lui. Ogni volta che si dice «Dio non può» non si nega a Dio alcun potere,
              ma si indica una insuperabile potenza e forza. Dicendo ch’egli non può fare una co-
              sa s’intende solamente dire che nulla può indurlo a farla.

              È usuale il dire che una cosa ha un dato potere, non perché lo ha essa ma un’altra; o
              che una cosa non ha un dato potere, non perché l’impotenza sia in essa ma altrove.
              Così diciamo: «Quest’uomo può essere vinto», invece di «qualcuno può vincerlo»; e
              «quello non può essere vinto» invece di «nessuno può vincerlo». A rigor di termini il
              poter essere vinti non è un potere ma una impotenza; e il poter non essere vinti non
              è impotenza ma potenza. Se diciamo che Dio fa qualcosa per necessità non è perché
              in lui ci sia qualche necessità, ma perché essa c’è in un altro, come ho detto a propo-
              sito dell’impotenza parlando  della  frase  «Dio  non  può».  Infatti  ogni  necessità  è  o
              una coazione o un impedimento, e queste due forme di necessità si scambiano fra di
              loro a titolo contrario, come il necessario e l’impossibile.

              Tutto ciò che esiste per forza è impossibilitato a non esistere e tutto ciò che non esi-
              ste per forza è impossibilitato a esistere; come del resto ciò che necessariamente esi-
              ste è impossibile che non esista e ciò che necessariamente non esiste è impossibile
              che esista. Dicendo che necessariamente questa cosa è o non è in Dio, non intendia-
              mo dire che ci sia in lui una necessità che lo obbliga o lo impedisce, ma che in tutte
              le altre cose c’è una necessità che impedisce loro di agire e le costringe a non fare
              qualcosa di contrario a ciò che s’è detto di Dio.


              Così quando affermiamo che necessariamente Dio dice sempre la verità e che mai
              dice il falso, non s’intende esprimere altro che in lui v’è tale impegno nel rispettare
              la verità che necessariamente nulla può far sì che egli non dica la verità o dica il fal-
              so. E quindi quando affermiamo che quell’uomo, il quale, come abbiamo detto, per
              l’unità della persona si identifica con il Figlio di Dio, con Dio, non poté non morire o
              voler  non  morire  dopo  essere  nato  dalla  Vergine,  non  intendiamo  asserire  in  lui
              l’esistenza d’una impossibilità a conservare o a voler conservare la sua vita immor-
              tale, ma piuttosto l’immutabilità della sua volontà per la quale spontaneamente si
              fece uomo e attraverso la perseveranza in essa poté morire senza che nulla potesse
              cambiare tale volontà.


              Se potesse voler mentire o ingannare o cambiare un volere che antecedentemente
              volle immutabile, si dovrebbe parlare piuttosto di impotenza che di potenza. E se,
              come ho già detto, quando uno si propone di far spontaneamente una cosa buona e
              in seguito con la stessa volontà compie ciò che si è proposto, sebbene possa esservi
              costretto nel caso che si rifiuti di mantenere la promessa, non si deve affermare che
              compie ciò che fa per necessità, ma piuttosto per quella libera volontà con cui ha
              promesso. Infatti non si deve dire che una cosa è compiuta per necessità o non è
              compiuta per impossibilità, quando né la necessità né la impossibilità compie qual-
              cosa  ma  la  sola  volontà.  E  se  così  avviene  per  l’uomo,  molto  più  la  necessità  o
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