Page 69 - Perché un Dio Uomo
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Anselmo  –  Vedo  che  non  posso  liberarmi  dalla  tua  importunità;  però  se  potrò  in
              qualche modo mostrare ciò che domandi, rendiamo grazie a Dio. Se non ne avrò la
              capacità, dovrai accontentarti delle prove già date. Stabilita infatti la necessità che
              Dio si faccia uomo, non è possibile dubitare che gli manchi la sapienza e la potenza
              per farlo senza assumere il peccato.

              Bosone – Lo ammetto volentieri.

              Anselmo – Occorre certamente che la redenzione operata da Cristo non sia di van-
              taggio solamente a coloro che vivevano in quel tempo, ma anche agli altri. Poniamo
              infatti il caso che ci sia un re contro il quale tutti gli abitanti di una sua città peccaro-
              no tanto gravemente che nessuno di loro può evitare la condanna a morte, a ecce-
              zione  di  uno  solo,  che  pure  è  della  loro  stirpe.  Quest’unico  innocente  gode  tanto
              credito presso il re da poter riconciliare con il re tutti coloro che avranno confidenza
              nel suo consiglio e d’altra parte ha tanto amore verso i colpevoli da volerlo fare.


              Questo l’otterrà compiendo un servizio che piacerà molto al re e che egli compirà
              nel giorno stabilito dalla volontà del re, E siccome tutti coloro che vogliono essere ri-
              conciliati non possono radunarsi per quel giorno, il re concede, data la grandezza
              del  servizio,  che  vengano  assolti  da  ogni  colpa  passata  anche  tutti  coloro  che  sia
              prima  che  dopo  avranno  proclamato  la  loro  volontà  di  ottenere  perdono  in  virtù
              dell’azione che sarà compiuta in quel giorno e di aderire al patto che verrà stabilito.

              Il re concede anche che, se dopo questo primo perdono accade loro di peccare di
              nuovo,  ricevano  ancora  il  perdono  in  virtù  di  questo  stesso  accordo,  se  vorranno
              correggersi e dare una degna soddisfazione.

              Nessuno può entrare nel suo palazzo prima che sia compiuta l’azione che li deve li-
              berare dalla colpa.

              Secondo questa parabola, non potendo tutti gli uomini che dovevano salvarsi essere
              presenti quando Cristo compì la redenzione, venne data alla sua morte tanta poten-
              za che i suoi effetti si possano estendere nel tempo e nello spazio anche a coloro che
              non vi erano presenti. Che la sua morte non debba essere di aiuto solo ai presenti lo
              si  arguisce  facilmente  dal  fatto  che  non  potevano  esservi  presenti  tanti  individui
              quanti sono necessari alla costruzione della città superna; e questo anche nella ipote-
              si che fossero stati ammessi alla redenzione tutti quelli che vivevano in quel momen-
              to, dovunque si trovassero.


              I diavoli infatti, che gli uomini devono sostituire, sono più numerosi degli uomini
              che vivevano in quel giorno. Né si deve credere che dalla creazione dell’uomo ci sia
              stato qualche lasso di tempo durante il quale questo mondo, adorno di tante creatu-
              re fatte per l’uomo, non abbia contato fra le cose che gli appartenevano qualche in-
              dividuo del genere umano che potesse arrivare al fine per cui fu creato.
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