Page 37 - Perché un Dio Uomo
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Anselmo – Supponiamo che un signore tenga nella sua mano una perla preziosa che
non è mai stata insudiciata; supponiamo che nessuno gliela possa togliere senza il
suo permesso; supponiamo infine che decida di porla nello scrigno dove custodisce
ciò che ha di più caro e prezioso.
Bosone – Lo vedo come fosse qui davanti a noi.
Anselmo – Supponi ora che, pur potendolo impedire, permetta che gli sia presa la
perla di mano e gettata nel fango da un invidioso; egli dopo la raccolga sporca e,
senza lavarla, la riponga in un luogo pulito e caro per conservarla così. Dimmi ora
se lo stimi prudente.
Bosone – E come lo potrei? Non sarebbe infatti stato molto meglio tenere la perla pu-
lita e conservarla così piuttosto che sporca?
Anselmo – Non avrebbe agito così Dio? Lui nel paradiso teneva come nella sua mano
l’uomo senza peccato, quello che doveva dare come compagno agli angeli e permise
– se avesse voluto infatti impedirlo, il diavolo non avrebbe potuto tentare l’uomo –
che il diavolo acceso d’invidia gettasse nel fango del peccato l’uomo sia pure con-
senziente. Non avrebbe agito così Dio se avesse ricondotto l’uomo macchiato dalla
sporcizia del peccato, senza alcuna purificazione cioè senza alcuna soddisfazione,
nel paradiso dal quale era stato cacciato perché vi rimanesse sempre in quello stato?
Bosone – Non oserei negare il paragone, se Dio agisse così; ma appunto per questo
non ammetto che egli possa farlo. Sembrerebbe infatti o che non abbia potuto com-
piere ciò che s’era proposto o che si sia pentito del buon proposito: e questo non può
accadere in Dio.
Anselmo – Abbi dunque per cosa certissima che senza soddisfazione – cioè senza
spontanea soluzione del debito – né Dio può lasciare il peccato impunito, né il pec-
catore può raggiungere la beatitudine; sia pure quella che aveva prima di peccare. In
questo modo l’uomo non verrebbe riabilitato né posto in quello stato nel quale era
prima del peccato.
Bosone – Non posso in alcun modo contraddire le tue ragioni. Ma cosa intendiamo
quando diciamo a Dio «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6, 12) e cosa intende la gen-
te che rivolge a Dio, nel quale crede, la preghiera di rimetterle i peccati? Se diamo
quello a cui siamo tenuti, perché preghiamo che rimetta? Forse che Dio è ingiusto ed
esige nuovamente ciò che è Stato pagato? Se poi non paghiamo, perché lo preghia-
mo invano di fare ciò che egli non può fare, perché non conveniente?
Anselmo – Chi non paga, invano dice: «rimetti». Chi ha pagato supplica, perché an-
che la supplica fa parte di quanto deve essere pagato. Infatti Dio non deve nulla ad
alcuno; ogni creatura invece deve a Lui; e quindi l’uomo non può trattare da pari a