Page 32 - Perché un Dio Uomo
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Bosone – Non posso pensare che l’abbia o la possa avere. Infatti come può uno sape-
              re se è stato fatto per restaurare ciò che era diminuito o se è stato fatto per completa-
              re ciò che ancora mancava al numero della città che doveva essere costituita? Tutti
              invece avranno la certezza d’essere creati per completare quella città.

              Anselmo – Quindi, se saranno più degli angeli reprobi, nessuno potrà o dovrà sapere
              d’essere stato assunto lì come conseguenza della colpa di un altro.

              Bosone – È vero.


              Anselmo – Quindi nessuno avrà motivo di godere della perdizione di un altro.

              Bosone – È logico.

              Anselmo – costatando che, se gli uomini eletti sono più numerosi degli angeli repro-
              bi, non c’è quell’inconveniente che necessariamente ci sarebbe se fossero meno nu-
              merosi; costatando inoltre che in quella città è impossibile la presenza di qualsiasi
              inconveniente, necessariamente appare che gli angeli non sono stati creati nel nume-
              ro perfetto e che gli uomini beati sono più numerosi degli angeli infelici.

              Bosone – Non vedo come lo si possa negare.


              Anselmo – Penso che si possa proporre ancora una ragione a favore di questa opi-
              nione.

              Bosone – Devi esporre anche questa.

              Anselmo – Crediamo che la corporea mole del mondo deve essere trasformata in una
              migliore (cf 2 Pt 3, 13; Ap 21, 1) e che la trasformazione non avverrà né prima né do-
              po il completamento del numero degli uomini eletti e quindi del perfezionamento
              della beata città. Da qui si può concludere che Dio fin dall’inizio si è proposto di
              condurre a termine contemporaneamente le due opere. Per cui la natura inferiore
              che non percepiva Dio, non sarebbe stata perfezionata prima della natura superiore
              che doveva godere Dio e, una volta trasformata in meglio nella perfezione della su-
              periore, si sarebbe in qualche modo congratulata secondo una sua propria maniera;
              anzi tutte le creature si sarebbero rallegrate a modo loro di gioia eterna con lo stesso
              Creatore, con se stesse e tra di loro per una così gloriosa e ammirabile perfezione.
              Poiché quello che la volontà liberamente compie nella natura ragionevole, dovrebbe
              apparire naturalmente anche nella creatura insensibile, per disposizione di Dio.

              Siamo  soliti  gioire  dell’esaltazione  dei  nostri  antenati,  come  quando  per  esempio
              godiamo festivamente nel giorno natale dei santi ed esultiamo della loro gloria. E
              questa sentenza sembra suffragata dal fatto che anche se Adamo non avesse pecca-
              to, Dio avrebbe ugualmente differito il perfezionamento di quella città fino a che,
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