Page 23 - Perché un Dio Uomo
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Anselmo – Se il peccato viene rimesso senza punizione c’è un’altra conseguenza: da-
              vanti a Dio hanno lo stesso trattamento colui che pecca e colui che non pecca: e ciò
              non conviene a Dio.

              Bosone – Non lo posso negare.

              Anselmo – Considera anche questo. Nessuno ignora che per la giustizia degli uomini
              vale questa legge: Dio tiene conto della sua grandezza per ricompensarla adeguata-
              mente col premio.


              Bosone – Così pensiamo.

              Anselmo – Ma se il peccato non viene né soddisfatto né punito, non è neppure sot-
              tomesso alla legge.

              Bosone – Non posso pensare diversamente.

              Anselmo – Se dunque il peccato viene rimesso per la sola misericordia, l’ingiustizia è
              meno sottomessa alla legge che non la giustizia: e questo appare molto sconvenien-
              te. La sconvenienza arriva fino a tal punto da fare l’ingiustizia simile a Dio: ché co-
              me Dio non è sottomesso ad alcuna legge, così neppure l’ingiustizia.


              Bosone – Al tuo ragionamento non mi posso opporre. Ma, siccome Dio ci comanda di
              perdonare gratuitamente a coloro che ci offendono (cf Mt 6, 12), sembra contraddit-
              torio che egli comandi a noi quello che egli non può fare senza sconvenienza.

              Anselmo – Non c’è in questo nessuna ripugnanza, perché Dio ce lo comanda affinché
              non ci azzardiamo di usurpare quello che è esclusivamente suo: nessuno ha il diritto
              di vendicarsi se non colui che è il Signore di tutti (cf Rm 12, 19). Quando le autorità
              terrene fanno ciò con giustizia, è lui che lo fa, lui che le ha istituite a questo scopo.

              Bosone – Hai tolto la contraddizione che mi pareva ci fosse. Ma voglio avere la tua ri-
              sposta anche su un altro punto.

              Dio è talmente libero da non sottostare a nessuna legge né al giudizio di alcuno. È
              così benigno che non è possibile pensare a un altro che lo sia più di lui. È giusto e
              conveniente solo quello che egli vuole.


              Suscita perciò meraviglia il dire che egli non vuole o che non gli è lecito perdonare
              l’ingiuria fattagli: lui al quale siamo soliti chiedere perdono anche per le ingiustizie
              fatte al prossimo.

              Anselmo – Ciò che dici della sua libertà, volontà e benignità è vero; ma dobbiamo
              farci di questi suoi attributi un’idea ragionevole, così da non dare l’impressione che
              essi ripugnino alla sua dignità. La libertà infatti è ordinata solo a ciò che è utile o
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