Page 19 - Perché un Dio Uomo
P. 19

Come il Figlio dice del Padre: «Nessuno viene a me se il Padre non lo attira» (Gv 6,
              44), così avrebbe potuto dire: «Se non lo spinge». E avrebbe pure potuto dire: nessu-
              no corre alla morte per il mio nome, se il Padre non lo spinge o attira. Siccome si di-
              ce che ognuno è attirato o spinto dalla volontà verso ciò che costantemente vuole,
              non è inesatto dire che Dio, il quale dà tale volontà, attira o spinge. In questa spinta
              o attrazione non c’è la necessità della violenza, ma la spontanea e amata fermezza
              della buona volontà ricevuta (da Dio). Dunque non si può negare che il Padre, dan-
              dogli quella volontà, ha tratto o spinto il Figlio a morire. Perché non poter dire allo-
              ra, per la medesima ragione, che gli ha dato il comando di sostenere spontaneamen-
              te la morte e consegnato il calice che questi non doveva bere contro voglia? (cf Gv
              14, 31; 18,11).

              Se giustamente diciamo che il Figlio non si risparmiò ma si immolò di spontanea vo-
              lontà (cf Rm 8, 32), perché non si potrebbe rettamente dire che il Padre, dal quale
              ebbe quella volontà, «non lo ha risparmiato, ma lo ha sacrificato per noi « (cf Rm 8,
              32) e volle la sua morte?

              Anche in questa maniera, conservando spontaneamente e costantemente la volontà
              ricevuta dal Padre, il Figlio fu a lui «obbediente fino alla morte» (Fl 2, 8) e «imparò
              da ciò che patì l’obbedienza» (Eb 5, 8), cioè quanto sia grande il compito imposto
              dall’obbedienza. Perché l’obbedienza è semplice e vera solo quando la natura razio-
              nale osserva la volontà ricevuta da Dio, non per forza ma spontaneamente.


              Ci sono anche altre maniere giuste di intendere che il Padre volle la morte del Figlio,
              ma queste possono bastare.

              Infatti, come diciamo che uno vuole quando determina un altro a volere, così pure
              diciamo  che  uno  vuole  quando  approva  quello  che  un  altro  vuole.  Per  esempio,
              quando vediamo che uno vuole ardentemente affrontare delle molestie per realizza-
              re un progetto buono che gli sta a cuore, sebbene ci sia in noi il desiderio che egli
              sopporti quelle molestie, tuttavia noi non amiamo o vogliamo queste, ma la sua vo-
              lontà.

              Così pure siamo soliti dire che chi può evitare una cosa, e non la evita, vuole quella
              cosa. Poiché dunque la volontà del Figlio piacque al Padre e questi non gli impedì di
              volere o effettuare ciò che voleva, giustamente si afferma che volle che il Figlio su-
              bisse una morte sì pia e utile, pur non amando le sue sofferenze.

              Quando il Figlio disse che il calice non poteva passare senza che egli lo bevesse (cf
              Gv 18, 11), non intendeva dire che gli era impossibile evitare la morte, pur volendo-
              lo, ma che – come fu detto – era impossibile salvare il mondo in un altro modo, e che
              egli voleva fermamente piuttosto morire che non salvare il mondo.
   14   15   16   17   18   19   20   21   22   23   24