Page 17 - Perché un Dio Uomo
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non per mezzo di quella morte: quindi, siccome avviene per mezzo di essa, non è
inesatto dire che avviene a causa di essa.
Avviene per esempio che noi intendiamo fare una cosa, ma ci proponiamo insieme
di farne prima un’altra che ci serva di strumento per compierla. Finita questa, che
volevamo eseguita per prima, ci mettiamo a compiere quella cui è diretta la nostra
intenzione. In tal caso non si sbaglia dicendo che noi la compiamo perché è già stata
fatta quella che ne ritardava il compimento; perché era già prestabilito che quella
non sarebbe stata fatta se non per mezzo di questa.
Se, potendo attraversare un fiume sia a cavallo che per nave, io stabilisco di non
passarlo che in nave, e attendo di passare perché la nave non c’è e poi lo passo
quando c’è la nave, giustamente si può dire di me: fu preparata la nave e per questo
egli passò.
E non parliamo in questo modo solamente quando abbiamo deciso di fare una cosa
solo per mezzo di un’altra che vogliamo la preceda, ma anche quando abbiamo de-
ciso di fare una cosa dopo di un’altra ma non per mezzo di essa.
Se infatti uno aspetta di mangiare perché in quel giorno non ha assistito alla celebra-
zione della Messa, una volta che egli ha terminato l’azione che voleva compiere
prima, gli si dice giustamente: mangia pure, dal momento che hai già compiuto ciò
per cui aspettavi di mangiare.
Si usa perciò un modo di dire assai meno improprio quando si dice che Cristo è sta-
to esaltato perché subì la morte, in quanto aveva decretato di realizzare per mezzo
di essa e dopo di essa la propria esaltazione.
Si può interpretare anche questo passo nella stessa maniera con cui spieghiamo
quello in cui si legge che il Signore «cresceva in grazia e in sapienza davanti a Dio»
(Lc 2, 52): non era così, ma egli si comportava come se così fosse. Similmente è stato
esaltato dopo la morte come se questa fosse la causa dell’esaltazione.
Quando poi dice: «Sono venuto per fare non la mia volontà, ma quella di colui che
mi ha mandato» (Gv 6, 38), è come quando dice: «La mia dottrina non è mia» (Gv 7,
16). Quello che non ha da se stesso ma da Dio, non lo deve tanto dire suo quanto di
Dio.
Ora nessun uomo ha da se stesso la dottrina che insegna o la volontà retta, ma da
Dio. Quindi Cristo non venne a fare la sua volontà ma quella del Padre, perché la
volontà retta di cui era in possesso non proveniva dall’umanità ma dalla divinità.
La frase: «Dio non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha sacrificato per tutti
noi» (Rm 8, 32) significa solo che non l’ha liberato. Si trovano infatti molti esempi