Page 8 - Metodo breve per fare Orazione
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Poi, vedendo che l’occupazione della volontà deve essere amare, vorranno amare e do-
                  manderanno a Dio il suo amore. Ma questo va fatto in maniera dolce e sommessa. E co-
                  sì per il resto del Pater che i signori parroci possono loro insegnare. Non devono preoc-
                  cuparsi di dire una gran quantità di Pater e Ave, ma se ne diranno uno così l’avranno
                  detto bene.

                  3. Altre volte si metteranno come le pecore vicino al loro pastore e gli chiederanno il
                  vero nutrimento. O Pastore, tu ci nutri di te stesso, ossia del pane quotidiano. Potranno
                  anche fargli presenti i bisogni della loro famiglia, ma tutto ciò va fatto con questa visio-
                  ne di fede diretta e principale della presenza di Dio in noi. Non v’è niente di Dio che ci
                  si raffiguri, ma è una fede nella sua presenza, perché non bisogna crearsi nessuna im-
                  magine di Dio, anche se ce ne possiamo fare una di Gesù Cristo, guardandolo come cro-
                  cifisso, o bambino, o in qualche altro stato o mistero, a condizione che sia nel suo fon-
                  do.
                  A volte si pensi a Dio come a un medico e gli si mostrino le nostre piaghe, affinché le
                  guarisca. Ma questo sempre senza sforzo e restando di tanto in tanto in silenzio, in mo-
                  do che ci sia altrettanto o più silenzio che azione, prolungando a mano a mano il silen-
                  zio  e  diminuendo  l’azione,  fino  a  che  alla  fine,  a  forza  di  cedere  a  poco  a  poco
                  all’operato di Dio, esso prende il sopravvento, come si dirà in seguito.

                  4. Quando Dio è presente e l’anima comincia a poco a poco ad assaporare il silenzio e la
                  pace, questo gusto sperimentale della presenza di Dio là introduce al secondo grado, che
                  non si può raggiungere in nessun altro modo se non iniziando come si è detto, sia per
                  chi sa leggere sia per chi non sa leggere.


                                                           IV

                                          SECONDO GRADO DI ORAZIONE


                  1. Alcuni chiamano il secondo grado «contemplazione», altri «orazione di semplicità».
                  Ed è quest’ultima definizione che useremo qui, essendo più adatta del termine contem-
                  plazione che ha un senso più ampio.
                  Quando l’anima si è esercitata per qualche tempo come è stato descritto, a poco a poco
                  sente che le è più facile affezionarsi a Dio. Essa comincia a raccogliersi più agevolmen-
                  te. L’orazione le diventa semplice, dolce e piacevole. Capisce che questa è la strada per
                  trovare Dio. Sente l’odore dei suoi unguenti. A questo punto deve cambiare metodo, per
                  poter fare con fedeltà e coraggio quello che sto per dire, senza stupirsi di tutto ciò che si
                  potrebbe aggiungere.

                  2. Innanzi tutto l’anima, appena si mette in presenza di Dio con fede e si raccoglie, deve
                  restare  un  po’  in  questo  modo,  in  rispettoso  silenzio.  Bisogna  che  se  fin  dall’inizio
                  l’anima, compiendo il suo atto di fede, sente un po’ il gusto della presenza di Dio, resti
                  lì senza preoccuparsi di niente e senza andare avanti e che conservi ciò che le è stato
                  donato per tutto il tempo che dura. Se invece se ne va, che risvegli la sua volontà con
                  qualche tenera passione. E se da subito l’anima ritrova la dolce pace di prima, che ci re-
                  sti. Bisogna soffiare dolcemente sul fuoco e appena si è acceso smettere di soffiare, per-
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