Page 12 - Metodo breve per fare Orazione
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ziale, vera e permanente. «La bellezza della figlia del re viene dall’interno» (Sal 45,14).
                  E di tutte le anime nessuna pratica la virtù meglio di queste, anche se non pensano alla
                  virtù in modo particolare. Dio, al quale esse sono unite, gliene fa praticare di tutti i tipi.
                  Non concede loro niente, neanche un piccolo piacere.

                  2. Quanta fame di sofferenza hanno queste anime piene d’amore! A quante austerità si
                  consegnerebbero  se  le  lasciassimo  agire  secondo  i  loro  desideri!  Non  pensano  che  a
                  quello che può piacere al loro Beneamato e cominciano a trascurare se stesse e ad amar-
                  si meno. Più amano il loro Dio, più si odiano e provano disgusto per le creature.

                  3. Se si potesse imparare questo metodo, così facile è adatto a tutti, sia ai più rozzi e i-
                  gnoranti che ai più dotti, come sarebbe facile riformare tutta la Chiesa di Dio! Basta
                  amare. «Amate e fate quello che volete» (sant’Agostino). Poiché quando si ama in ma-
                  niera giusta, non si può volere far niente che possa dispiacere al Beneamato.


                                                            X

                                              SULLA MORTIFICAZIONE


                  1. Aggiungo che è impossibile arrivare alla perfetta mortificazione dei sensi e delle pas-
                  sioni per altra via. La spiegazione, molto semplice, è che è l’anima che dà forza e vigore
                  ai sensi, così come sono i sensi che eccitano e smuovono le passioni. Un morto non
                  prova più né sentimenti né passioni, perché l’anima si è separata dai sensi. Tutto il lavo-
                  ro che si fa all’esterno porta l’anima sempre più fuori; nelle cose in cui si applica mag-
                  giormente. E in queste cose che l’anima si effonde di più. Essendo applicata direttamen-
                  te all’austerità esteriore, essa è tutta rivolta da quella parte, in modo che mette in moto i
                  sensi, invece di mortificarli.
                  Infatti i sensi non possono trarre vigore se non dall’applicazione dell’anima che comu-
                  nica loro molta più vita di quanta ce ne sia in loro stessi. Questa vita dei sensi smuove
                  ed eccita la passione, invece di spegnerla. Le austerità possono indebolire il corpo ma
                  mai smussare l’acume dei sensi né il loro vigore, per la ragione che ho appena detto.

                  2. C’è un solo modo di farlo, ossia che l’anima, tramite il raccoglimento, si rivolga tutta
                  in se stessa per occuparsi di Dio che vi è presente. Se rivolge tutto il suo vigore e la for-
                  za dentro di lei, con questo semplice gesto si separa dai sensi e, usando tutta la sua forza
                  e il suo vigore all’interno, lascia i sensi senza vigore. E più va avanti e si avvicina a Dio,
                  più si separa da se stessa. Per questo motivo le persone che vengono fortemente attirate
                  dalla grazia si ritrovano indebolite all’esterno e spesso vengono meno.

                  3. Con questo non intendo dire che non bisogna mortificarsi. La mortificazione deve
                  sempre accompagnare l’orazione secondo la forza, l’ubbidienza e lo stato di ciascuno.
                  Dico soltanto che non si deve fare della mortificazione l’esercizio principale, né fissarsi
                  su questa o quella austerità, ma seguire solo l’attrattiva interiore e occuparsi della pre-
                  senza di Dio senza pensare specificatamente alla mortificazione. Dio ne fa fare di ogni
                  tipo e non dà pace alle anime che sono fedeli nell’abbandonarsi a Lui prima di aver
                  mortificato in loro tutto quello che c’è da mortificare. Quindi bisogna soltanto rivolgersi
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