Page 6 - Metodo breve per fare Orazione
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dobbiamo usare. Uno è la meditazione, l’altro la lettura meditata.
1. La lettura meditata consiste semplicemente nel prendere qualche verità forte per la
speculazione e per la pratica, preferendo la seconda alla prima, e leggere in questo mo-
do: prendete la verità che avete scelto. Quindi leggete due o tre righe, digeritele e gusta-
tele cercando di coglierne il succo e di soffermarvi sul punto che leggete finché non vi
troverete gusto, e non andate avanti finché questo punto non è diventato insipido. Do-
podiché continuate a leggere e procedete nello stesso modo, leggendo non più di mezza
pagina per volta.
Non è la quantità di lettura che conta, ma come si legge. Quelli che leggono troppo ve-
locemente non ne traggono alcun vantaggio. Sono come le api che possono succhiare il
polline dei fiori solo risposando sopra di essi, e non sorvolandoli e basta. Leggere molto
va bene per la scienza scolastica, non per la mistica. Ma per trarre profitto dai libri spiri-
tuali bisogna leggere in questo modo. E sono sicura che, se ascolterete il mio consiglio,
tramite la lettura vi abituerete a poco a poco all’orazione, e vi piacerà molto.
2. L’altro metodo è la meditazione, per la quale va scelto un momento adatto e che non
va praticata nel tempo dedicato alla lettura. Credo che sarebbe meglio se si procedesse
in questo modo: dopo essersi messi in presenza di Dio grazie a un atto di grande fede,
bisogna leggere qualcosa di sostanziale e soffermarvisi dolcemente sopra, non con la
ragione ma soltanto per fermare lo, spirito, facendo attenzione che l’esercizio principale
è di essere in presenza di Dio, e che il soggetto deve servire per fermare lo spirito più
che per esercitarlo al ragionamento.
Ammesso questo, bisogna che una grande fede in Dio presente in fondo ai nostri cuori
ci porti a immergerci profondamente in noi stessi, raccogliendo tutti i sensi dentro di noi
e impedendo che si esteriorizzino. Questo, all’inizio, è un modo molto efficace di libe-
rarsi da tutte le distrazioni e di allontanarsi dagli oggetti esterni per avvicinarsi al nostro
Dio, che si può trovare solo in fondo a noi stessi e nel nostro centro, che è il sancta san-
ctorum dove Lui abita. Egli promette anche che «se uno farà la sua volontà, verrà a Lui
e dimorerà in Lui» (Gv 14,23). Sant’Agostino accusa se stesso per il tempo che ha perso
non avendo subito cercato Dio in questo modo.
3. Quindi, quando ci siamo immersi in noi stessi e Dio è penetrato in noi, quando i sensi
sono raccolti e riportati dalla circonferenza al centro (cosa che all’inizio ci fa un po’ sof-
frire, ma che in seguito, come dirò, è piacevole), quando quindi l’anima è raccolta in
questo modo in se stessa e si concentra dolcemente e soavemente sulla verità letta, non
ragionandoci sopra ‘ma assaporandola e stimolando la volontà con la passione piuttosto
che con la ragione, e la passione è mossa, occorre lasciarla riposare dolcemente e ip. pa-
ce, inghiottendo quello che essa ha assaggiato. Così ‘come una persona che mastichi
della carne, per quanto eccellente e gustosa, non se ne nutrirebbe, a meno che non inter-
rompa il movimento per inghiottire. La stessa cosa succede quando la passione è mossa.
Muoverla ancora significherebbe spegnerne il fuoco e sottrarre all’anima il suo nutri-
mento. Bisogna che inghiotta, tramite una piccola pausa piena d’amore, di rispetto e di
fiducia, quello che ha masticato e gustato. Questo metodo è indispensabile e farà pro-
gredire l’anima più velocemente di qualsiasi altro metodo in non so quanti anni.
4. Ma poiché ho detto che l’esercizio diretto e principale deve essere la vista della pre-
senza di Dio, quello che si deve fare più fedelmente possibile è di richiamare i sensi