Page 35 - Metodo breve per fare Orazione
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la dolcezza del Suo dominio e che hanno dentro di loro questa testimonianza di cui parla
san Paolo, della filiazione divina (Rm 8,16); che sono passate attraverso i dolci rigori
della penitenza più completa, che hanno lavorato assiduamente con coraggio alla morti-
ficazione dei loro sensi e delle loro passioni, senza la quale esse non potrebbero essere
interiori. Poiché è impossibile che l’uomo sensuale diventi spirituale: se diventa spiritu-
ale, bisogna che necessariamente smetta di essere sensuale.
6. Questi secondi consigli valgono soltanto per le persone mortificate che lavorano sin-
ceramente alla completa rinuncia di se stesse, aspirano alla pratica dei consigli evange-
lici e hanno la legge di Dio impressa nel fondo del loro cuore; che sono animate dalla
carità pura, benché non presumano di esserlo, che praticano in maniera giusta le più pu-
re virtù, che lavorano senza sosta alla mortificazione del loro spirito e alla rinuncia della
loro volontà con una continua ubbidienza alla volontà di Dio, che hanno il gusto spiritu-
ale, e non sempre sensibile, per la croce e l’umiliazione, che ricevono allo stesso modo
dalla mano di Dio il bene e il male.
Dato che questa disposizione è il frutto della preghiera del cuore e della presenza di Dio
e si trova soltanto nelle persone che sanno pregare più con il cuore che con la bocca, bi-
sogna quindi prima di tutto insegnare ai cristiani questa preghiera del cuore e l’esercizio
della presenza di Dio. E quando, grazie a questi due esercizi, avranno conquistato le vir-
tù di cui abbiamo parlato prima, anche se non sono ancora perfetti potranno servirsi dei
consigli che sono stati dati alle persone più avanzate.
Siccome questo non era stato spiegato, si è creduto che si volesse mettere tutti in una di-
sposizione passiva che, non dipendendo da noi, non può mai essere effettuata con il no-
stro lavoro, anche se può esserne il frutto, visto che dopo una pratica fedele Dio infonde
il suo Spirito divino.
7. Se fossimo veramente convinti della nostra estrema impotenza, del fondo di corru-
zione che è in noi e che si insinua nelle cose migliori, di quanto ci è facile corrompere
tramite il nostro orgoglio e la vana compiacenza le opere più virtuose, saremmo più fa-
cilmente d’accordo sul bisogno che abbiamo di lasciarci condurre dallo Spirito Santo, di
sottomettere la nostra operazione a quella di Dio, e di fare come un bambino che tiene la
penna guidato da un eccellente scrivano e che, per non sbagliare, si lascia condurre e
manovrare a piacimento del maestro.
Confesso semplicemente che non credo ci sia più umiltà nel fare di se stessi il principio
delle proprie azioni che a lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio. Così come
l’ubbidienza esteriore è il segno più sicuro dell’umiltà esteriore, la dipendenza dallo
Spirito di Dio è la prova più convincente dell’umiltà interiore. In questo libriccino si è
cercato di immettere questa doppia umiltà, o se volete questa doppia ubbidienza. Tutte
le altre massime che vi sono descritte non sono che una conseguenza di questa: poiché,
se si dice che bisogna tacere davanti a Dio, si suppone che, dal momento che Dio parla
al fondo del cuore, inviti Lui stesso al silenzio, e lo faccia soltanto perché gli si ubbidi-
sca.
8. Si è creduto che, parlando del silenzio interiore, si volessero sopprimere lutti i buoni
pensieri e le parole del cuore. I pensieri dello spirito, che sono prodotti dalle affezioni
purificate di un cuore che ama il suo Dio, sono molto buoni. Non sono questi che biso-
gna sopprimere, ma quelli che la creatura spesso crea più per soddisfare il suo spirito
che per riscaldare il suo cuore. Bisogna che il cuore, attraverso l’affezione, agisca e ten-