Page 38 - Metodo breve per fare Orazione
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dalla loro memoria. Esse se ne preoccupano e credono dì ricordarsene attraverso la ri-
flessione, cosa che è per loro un lavoro tanto penoso quanto inutile, che le turba e fa
perdere loro l’amore doloroso. Queste persone, essendo abituate a una grande purezza
di vita, sentono che gli errori maggiori si presentano alla loro mente non appena si avvi-
cinano al tribunale, ma gli altri, che sono stati cancellati dalla bontà di Dio dopo la cor-
rezione che ha fatto loro, spariscono dalla loro mente. Come si potrebbe avere da ridire
sul fatto che si portano queste anime a restare in pace dimenticando errori che i confes-
sori stessi non giudicano essere materia sufficiente per formulare la loro assoluzione? È
facile vedere che l’unica cosa che può mettere in difficoltà è la mancanza di spiegazio-
ne.
Alcune difficoltà particolari
15. Restano ancora alcune difficoltà particolari, ovvero quelle su cui, stando a quello
che mi è stato detto, si sono tratte le peggiori conclusioni. Spero che saranno chiarite
dopo che le avrò spiegate con la mia solita semplicità, e dichiaro che sottometto quello
che scrivo ora come avevo già sottomesso il libriccino.
La prima di queste difficoltà è che si dice che, facendo vedere che a forza di rassegnarsi
alla volontà di Dio l’anima gli diventa sottomessa e conforme, si toglie l’uso del Pater
noster, poiché Gesù Cristo, che ci ordina di dire il Pater noster, vuole che chiediamo
sempre questa conformità, mentre chi fosse molto rassegnato non avrebbe più bisogno
di dire il Pater noster. A questo io rispondo che il più sottomesso non si esenterà mai
dal dirlo per questi motivi. Infatti, pur sapendo di poter conquistare in questa vita la
completa rassegnazione tramite la grazia di Dio, nessuno può avere la certezza di avere
tale rassegnazione. E quando Dio fa scrivere delle massime che riguardano la perfezio-
ne, chi le scrive non presume di aver raggiunto la perfezione e non ci pensa nemmeno:
si accontenta di scrivere, senza pensare alla propria condotta, seguendo i lumi che gli
sono dati.
Ma per rispondere alle obiezioni dico che se tramite la grazia di Dio non potessimo rag-
giungere la perfetta rassegnazione, Gesù Cristo non ci avrebbe ordinato di chiedere «sia
fatta la tua volontà»: sarebbe una richiesta impossibile o una cosa che non si può ottene-
re. Se per la volontà di Dio si domanda solo ciò che si può ottenere, in questa vita si può
quindi raggiungere la perfetta rassegnazione, che è la conformità e l’uniformità della
nostra volontà a quella di Dio. Perché non potremmo avere nella nuova Legge, benché
sia una Legge di grazia, quello che i santi della vecchia Legge hanno avuto in maniera
molto eminente? Chi potrebbe dire che Abramo, sacrificando a Dio il suo unico figlio,
non era perfettamente rassegnato? E Giobbe che nei mali più estremi non fa che benedi-
re il nome del Signore, e ci dice che dobbiamo accettare nello stesso modo il bene e il
male dalla mano del Signore, sarebbe forse sospettato di non avere la perfetta rassegna-
zione?
Quindi concludiamo che si può arrivare alla perfetta rassegnazione, ma essendo questa
conquista quasi sempre ignorata da chi la possiede ciò non esclude di dire il Pater no-
ster. Da ogni parola si possono trarre conseguenze favorevoli o negative. Prego il lettore
di trarle favorevoli da ciò che è stato scritto in piena semplicità e per ubbidienza.
16. La seconda difficoltà è stata invece trovata in quello che scrivo sull’unione con Dio,
supponendo che l’unione con Dio possa già avvenire in questa vita. È una verità che è
stata scritta da tanti santi e di cui Gesù Cristo ci ha dato la certezza chiedendo questa u-