Page 31 - Metodo breve per fare Orazione
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dell’impurità dell’altro o che il primo partecipi della purezza del secondo. Mettere un
                  oro puro con uno grezzo è un’operazione che un orafo non farà mai. Che cosa farà allo-
                  ra? Grazie al fuoco farà perdere a quest’oro il miscuglio terrestre, per poterlo legare con
                  la purezza dell’altro. E come è detto in san Paolo, «l’opera dì ciascuno si rivelerà nel
                  fuoco, affinché ciò che è combustibile sia bruciato» (1Cor 3,13-15). E viene aggiunto
                  che «colui le cui opere prenderanno fuoco sarà salvato, però come attraverso il fuoco».
                  Ciò significa che esistono delle opere ricevute e che sono obbligatorie.73 Ma perché co-
                  lui che le ha fatte sia puro, bisogna che esse passino attraverso il fuoco, affinché sia tol-
                  ta loro l’appropriazione. Ed è in questo stesso modo che Dio esaminerà e «giudicherà le
                  nostre giustizie» (Sal 74,3). Perché l’uomo non sarà mai «santificato davanti a lui per le
                  opere della legge» ma «per la giustizia della fede che viene da Dio» (Rm 3,20).

                  6. Detto questo, affinché l’uomo si unisca al suo Dio bisogna che la Sapienza, accom-
                  pagnata dalla Giustizia divina come un fuoco implacabile e divorante privi l’anima di
                  tutto  ciò  che  ha  di  appropriazione,  di  terrestre,  carnale  e  attivo.  E  una  volta  tolto
                  all’anima tutto ciò, che la unisca a sé. Cosa che non avviene tramite l’attività della crea-
                  tura, che invece lo subisce a malincuore, perché come ho detto l’uomo ama talmente la
                  sua appropriazione e teme così tanto la distruzione che, se non lo facesse Dio e non glie-
                  lo imponesse, l’uomo non vi acconsentirebbe mai.

                  7. A questo punto voi mi contesterete che Dio non toglie mai all’uomo la sua libertà e di
                  conseguenza quest’ultimo può sempre resistere a Dio, e che non devo dire che Dio agi-
                  sce in maniera assoluta e senza il consenso dell’uomo. Mi spiego, dicendo che basta un
                  consenso passivo perché l’uomo abbia la piena libertà; infatti, essendosi dato a Dio fin
                  dall’inizio, perché facesse di Lui e in Lui tutto quello che avesse voluto, ha dato in quel
                  momento un consenso attivo e implicito a tutto ciò che Dio avrebbe fatto. Ma quando
                  Dio  distrugge,  brucia,  purifica,  l’anima  non  ne  vede  il  beneficio.  Anzi,  come  l’oro
                  all’inizio sporca l’oro, anche questa operazione sembra privare l’anima della sua purez-
                  za. In modo che, se fosse necessario un consenso attivo ed esplicito, l’anima non lo da-
                  rebbe. Quello che lei dà, è un consenso passivo, sopportando alla meglio questa opera-
                  zione che non può e non vuole impedire.

                  8. Dio, dunque, purifica a tal punto quest’anima da tutte le operazioni proprie, distinte,
                  percepite e molteplici, che si creano grandi dissomiglianze, fino a rendere l’anima a po-
                  co a poco conforme a Lui e infine uniforme, mettendo in risalto la capacità passiva della
                  creatura,  aumentandola  e  rendendola  nobile,  in  maniera  nascosta  e  misteriosa:  è  per
                  questo che si chiama «mistica». Ma bisogna che l’anima lavori solo passivamente a tut-
                  te queste operazioni.
                  È  vero  che,  prima  di  arrivare  a  questo  livello,  bisogna  che  l’anima  agisca  molto
                  all’inizio. Poi, man mano che l’operazione di Dio diventa più forte, bisogna che a poco
                  a poco e per gradi l’anima gli ceda, fino a che egli la assorba completamente. Ma ci
                  vuole molto tempo.

                  9. È per questo, quindi, che non si dice, come qualcuno ha creduto, che non bisogna
                  passare attraverso l’azione, giacché al contrario essa rappresenta la porta. Solo che non
                  bisogna rimanervi, visto che l’uomo deve tendere alla perfezione del suo fine e non po-
                  trà mai arrivarci se non abbandonando i primi metodi che sono stati necessari per ini-
                  ziarlo a questa via, ma che gli nuocerebbero in seguito se si ostinasse a seguirli, e gli
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