Page 27 - Metodo breve per fare Orazione
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progresso e la sua fine. Se si vuole sempre fermarsi all’inizio, ciò è impraticabile. Ogni
arte ha il suo progresso. All’inizio bisogna lavorare duramente, ma in seguito godremo
del frutto del nostro lavoro.
Quando la nave è in porto, i marinai durano fatica a metterla in mare. Ma dopo la diri-
gono facilmente dove vogliono. Quando l’anima è ancora nel peccato e nelle creature,
bisogna con molti sforzi farvela uscire, mollare gli ormeggi che la tengono legata. Poi,
remando con atti vigorosi ed energici, bisogna cercare di attirarla all’interno, allonta-
nandola a poco a poco dal suo porto, e mentre la si allontana bisogna dirigerla verso
l’interno, che è il luogo dove si desidera viaggiare.
8. Quando la nave è stata rivolta in questo modo, più avanza nel mare, più si allontana
dalla terraferma. E più si allontana dalla terraferma, meno sforzi ci vogliono per attrarla.
Finalmente si comincia a vogare molto lentamente e la nave si allontana così in fretta
che bisogna lasciare il remo, ormai inutile. Che cosa fa allora il capitano? Si accontenta
di issare le vele e di tenere il timone.
Issare le vele è fare una semplice orazione davanti a Dio, per essere mossi dal suo Spiri-
to. Tenere il timore equivale a impedire al nostro cuore di smarrire la retta via, riportan-
dolo dolcemente e conducendolo secondo il movimento dello spirito di Dio che si im-
padronisce a poco a poco di questo cuore, come il vento viene a poco a poco a gonfiare
le vele e a spingere la nave. Fintanto che la nave ha il vento in poppa, il comandante e i
marinai si riposano. Quanta strada fanno senza affaticarsi? Fanno più strada in un’ora,
riposandosi in questo modo e lasciando che il vento conduca la nave, che con tutti i loro
sforzi all’inizio. Se volessero remare, oltre ad affaticarsi molto, il loro sforzo sarebbe
inutile e diminuirebbe la velocità della nave.
È lo stesso atteggiamento che dobbiamo tenere dentro di noi, e agendo in questo modo
avanziamo di più in poco tempo grazie alla mozione divina che in qualsiasi altro modo
con molti sforzi. Se si volesse intraprendere questa via, troveremmo che è la più facile
del mondo.
Quando si ha il vento contrario, se il vento e la tempesta sono forti, bisogna gettare
l’àncora in mare per fermare la nave. Questa àncora non è altro che la fiducia in Dio e
la speranza nella sua bontà, aspettando con pazienza la calma e la bonaccia, e che il
vento favorevole ritorni, come fa Davide: «Ho aspettato il Signore con grande pazienza,
e alla fine si è abbassato fino a me» (Sal 40,1). Bisogna quindi abbandonarsi allo Spirito
di Dio e lasciarsi condurre dai suoi movimenti.
XXIII
PREDICATORI E PASTORI
1. Se tutti quelli che lavorano per la conquista delle anime cercassero di conquistarle
con il cuore, mettendole innanzi tutto in orazione e in vita interiore, otterrebbero delle
conversioni durature e infinite. Ma finché ci si preoccupa solo dell’esterno e invece di
avvicinare le anime a Gesù Cristo, facendo occupare il loro cuore in Lui, le si gravano
soltanto di mille regole per gli esercizi esteriori, si ottiene un risultato scarso e di breve
durata.
Se i curati di campagna avessero lo zelo di istruire in questo modo i loro parrocchiani, i