Page 24 - Metodo breve per fare Orazione
P. 24
l’inizio. In seguito gli aderisce, quando si avvicina ancora di più a Dio. Poi gli si unisce.
E infine diventa una, ossia diventa uno stesso spirito con Lui. Ed è allora che questo spi-
rito, uscito da Dio, ritorna al suo fine.
9. Quindi bisogna necessariamente prendere questa via che è la mozione divina e lo Spi-
rito di Gesù. San Paolo dice che «nessuno appartiene a Gesù Cristo se non ha il suo Spi-
rito» (Rm 8,9). Per appartenere a Gesù bisogna quindi lasciarsi penetrare dal suo Spirito
e svuotarci del nostro: bisogna abbandonano. San Paolo, nella stessa lettera, ci dimostra
la necessità di questa mozione divina: «Coloro che sono guidati dallo spirito di Dio, so-
no figli di Dio» (Rm 8,14). Lo spirito della filiazione divina è quindi lo spirito della
mozione divina. E per questo che lo stesso apostolo continua: «Voi non avete ricevuto
affatto uno spirito di schiavitù, per cadere di nuovo nel timore, ma avete ricevuto lo spi-
rito di adozione, in virtù del quale noi gridiamo: Abbà! Padre». Questo spirito non è al-
tro che lo Spirito di Gesù, con il quale partecipiamo alla sua filiazione. «Difatti lo spiri-
to stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio» (Rm 8,14-16).
Appena si lascia condurre allo Spirito di Dio, l’anima prova in se stessa la testimonianza
di questa filiazione divina. Ed è questa prova che la riempie di gioia quanto più le fa co-
noscere che è «chiamata alla libertà dei figli di Dio» (Gal 5,1) e che «lo spirito che ha
ricevuto non è uno spirito di servitù ma di libertà». L’anima sente di agire liberamente e
soavemente, benché con forza e senza fallire.
10. Lo spirito della mozione divina è talmente indispensabile per qualsiasi cosa che san
Paolo ci assicura nello stesso passo di questa necessità, che egli basa sulla nostra igno-
ranza nelle cose che domandiamo. «Lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza,
perché noi non sappiamo quello che dobbiamo domandare, ma lo Spirito stesso lo do-
manda per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Questo fatto è positivo: se non
sappiamo di che cosa abbiamo bisogno, e nemmeno come domandare ciò che ci serve, e
lo spirito che è dentro di noi, alla mozione del quale ci abbandoniamo, lo richiede al no-
stro posto, non dobbiamo forse lasciarlo fare? Lo farà con gemiti inesprimibili.
Questo spirito è lo Spirito del Verbo che viene sempre esaudito, come dice Lui stesso:
«Sapevo bene che mi esaudisci sempre» (Gv 11,42). Se lasciamo che sia questo spirito,
che è in noi, a fare delle richieste e a pregare, saremo sempre esauditi. Perché? Insegna-
celo, grande Apostolo, Dottore mistico e Maestro dell’interiorità. San Paolo aggiunge
che «Colui che scruta i cuori, sa che cosa desidera lo spirito, perché egli intercede se-
condo Dio per i santi» (Rm 8,21). Ossia, questo spirito domanda solo ciò che è confor-
me alla volontà di Dio. La volontà di Dio è che siamo salvati e siamo perfetti. Chiede
dunque ciò che è necessario per la nostra perfezione.
11. Perché, dopotutto, essere oppressi dalle cure superflue e «stancarsi nella molteplicità
delle vie, senza mai dire: riposiamoci» (Is 57,10)? Dio ci invita a riporre in Lui tutte le
nostre inquietudini. E si lamenta, attraverso Isaia, con una bontà inconcepibile, del fatto
che si usano le forze dell’anima, ossia la sua ricchezza e il suo tesoro, in mille cose este-
riori, visto che c’è così poco da fare per godere dei beni cui aspiriamo. «Perché» dice
Dio «spendete il vostro denaro per quello che non può nutrirvi e la vostra paga per cose
che non saziano? Ascoltatemi con attenzione: nutritevi del buon cibo che vi do e la vo-
stra anima, essendone fortificata, ne sarà felice» (Is 55,2).
Se sapessimo quanta gioia proviamo nell’ascoltare in questo modo Dio, e come ne viene
fortificata l’anima! «Taccia ogni mortale al cospetto del Signore» (Zc 2,17). Bisogna