Page 34 - Lodi della Vergine Madre
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inteso fare un’esposizione del Vangelo, quanto di prendere occasione dal
Vangelo per dire quello di cui mi era dolce parlare. Ma se ho peccato, seguendo
questa mia devozione più che l’utilità comune, la pia Vergine Maria, a cui con
somma devozione ho dedicato quest’umile lavoro, sarà abbastanza potente per
ottenermene il perdono presso il suo misericordioso Figlio.
SERMONE PER LA NATIVITÀ DI MARIA SANTISSIMA
L’ acquedotto
1. Nel Cielo si gode per la presenza della Vergine Madre, la terra ne venera la
memoria. Lassù visione di tutta la sua grandezza, qui il ricordo di lei; là vi è la
sazietà, quaggiù come una piccola pregustazione di primizie; lassù la realtà,
quaggiù il nome. Signore, dice, il tuo Nome è per sempre, e il tuo ricordo di
generazione in generazione (Sal 134, 13). Generazione e generazione, di uomini,
s’intende, non di angeli. Vuoi sapere che il suo nome e la sua memoria è tra noi,
e la sua presenza è in cielo? Così pregherete, dice il Signore: Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo Nome (Mt 6, 9). Preghiera fedele, che fin dall’inizio ci fa
sapere che noi siamo figli adottivi di Dio, ancora pellegrini sulla terra, affinché
sapendo che fino a quando non saremo in cielo, e saremo pellegrini lontani dal
Signore, gemiamo interiormente, aspettando l’adozione a figli, cioè la presenza
del Padre. Ben a proposito il Profeta, parlando di Cristo, dice: Spirito è davanti
alla nostra faccia il Cristo Signore. All’ombra di lui vivremo tra le genti (Lam 4, 20).
Tra i beati del cielo invece non si vive all’ ombra, ma piuttosto nello splendore.
Tra i santi splendori, dice il Salmo, dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho
generato (Sal 109, 3). Questo dice il Padre.
2. Ma la Madre ha generato quel medesimo splendore, però nell’ombra, quella
stessa ombra con cui l’Altissimo l’adombrò. A ragione canta la Chiesa, non la
Chiesa dei Santi che è lassù nello splendore, ma quella che nel frattempo è
pellegrina sulla terra: All’ombra di colui che ho bramato, mi sono seduta, e dolce è il
suo frutto al mio palato (Ct 2, 3). Aveva chiesto che le fosse indicata la luce
meridiana dove pasce lo sposo; ma dovette contentarsi dell’ombra in luogo
della luce piena, e ricevere per il momento un assaggio invece della sazietà.
Infine non dice: «Sotto l’ombra di lui che (l’ombra) avevo desiderata, ma mi sono
seduta all’ombra di lui (lo sposo) che avevo desiderato. Non aveva cercato
l’ombra di lui, ma lui stesso, il vero meriggio, luce piena da luce piena: È il suo
frutto, continua, è dolce al mio palato, come dicesse: al mio gusto. Fino a quando da
me non toglierai lo sguardo e non mi permetterai di inghiottire la mia saliva? (Gb 7,
19) Fino a quando si continuerà a dire: Gustate e vedere come è soave il Signore?
(Sal 33, 9) Certamente è soave al gusto e dolce al palato, per cui ben a ragione
anche (solo) per questo prorompe in parole di ringraziamento e di lode.