Page 31 - Lodi della Vergine Madre
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tutti i figli di Adamo, di tutta la tua famiglia umana. Da questo, o Vergine, la
                  tua risposta. O Signora, rispondi, pronunzia quella parola che la terra, gli inferi
                  e  gli  abitanti  del  cielo  aspettano.  Lo  stesso Re  e  Signore  di tutti, quando  si  è
                  invaghito  della  tua  bellezza,  altrettanto  desidera  anche  la  tua  risposta  di
                  consenso, dalla quale fa dipendere la salvezza del mondo. Sei piaciuta a lui nel
                  silenzio: ora gli piacerai pronunziando una parola, mentre ti grida dal cielo: O
                  bella tra le donne, fammi sentire la tua voce (Ct 1, 7). Se dunque tu gli fai udire la
                  tua voce, egli ti farà vedere la nostra salvezza. Non è forse questa che chiedevi
                  con gemiti, che per giorni e notti pregando sospiravi? E allora? Sei tu a cui è
                  fatta questa promessa, o dobbiamo aspettare un’altra? No, no, li proprio tu e
                  non  un’altra.  Tu  sei  quella  Vergine  promessa,  quella  vergine  aspettata,
                  desiderata, dalla quale il tuo santo padre Giacobbe, vicino a morire, sperava la
                  vita eterna, dicendo: Aspetterò la tua salvezza, o Signore, nella quale infine e per la
                  quale  lo  stesso  Dio  nostro  Re  ha  disposto  dall’eternità  di  operare  la  salvezza
                  sulla nostra terra.
                  Perché dunque sperare da un’altra quello che è offerto a te? Perché sperare da
                  un’altra  quello  che  ora  si  compirà  in  te,  purché  tu  dia  con  una  parola  il  tuo
                  consenso?  Rispondi  dunque  presto  all’Angelo,  anzi,  attraverso  l’Angelo
                  rispondi al Signore. Rispondi una parola, e accogli la Parola: pronunzia la tua e
                  accogli la divina; proferisci la parola che passa, e abbraccia quella eterna. Perché
                  indugi? Perché tremi? Credi, acconsenti e accogli. L’umiltà si faccia audace, la
                  verecondia  fiduciosa.  In  questo  momento  non  è  conveniente  affatto  che  la
                  verginale  semplicità  dimentichi  la  prudenza.  In  questo  solo  caso,  o  Vergine
                  prudente, non temere la presunzione, perché anche se è gradita la verecondia
                  nel silenzio, ora però e più necessaria la pietà che ti spinga a parlare. Apri, o
                  Vergine  beata,  il  cuore  alla  fiducia,  le  labbra  alla  parola,  le  tue  viscere  al
                  Creatore. Ecco, l’aspettato da tutte le genti sta fuori e bussa alla porta. Oh, se
                  mentre tu indugi egli passasse oltre, e tu dovessi ricominciare a cercare l’amato
                  dell’anima tua! (Cfr. Ct 3, 1). Alzati, corri, apri! Sorgi con la fede, corri con la
                  devozione, apri con il tuo consenso!

                  9. Ecco, disse Maria, l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola (Lc 1,
                  38). La grazia divina di solito si accompagna con l’ umiltà. Dio infatti resiste ai
                  superbi, ma dà la grazia agli umili (1 Pt 5, 5). Ecco, dice, l’ancella del Signore. Qual è
                  questa sublime umiltà che viene meno negli onori, e non diviene insolente nella
                  gloria?  Viene  prescelta  a  Madre  di  Dio,  e  si  nomina  ancella:  non  è  segno  di
                  mediocre umiltà il non dimenticare di esserlo quando viene offerta una gloria
                  così grande. Non è grande cosa essere umile nell’abiezione; veramente grande e
                  rara virtù l’umiltà negli onori. Se avvenisse che la Chiesa, tratta in inganno dalle
                  mie ipocrisie, promuovesse  me, misero omiciattolo  a qualche posto onorifico,
                  anche mediocre, permettendo ciò Iddio per i miei peccati o a causa di quelli dei
                  sudditi, io  subito, dimentico di quello che sono  stato, mi stimerei quale sono
                  reputato  dagli  uomini,  i  quali  non  vedono  il  cuore.  Credo  alla  riputazione,
                  invece di badare  alla coscienza, attribuisco non l’onore  alle virtù, ma le virtù
                  agli  onori,  stimandomi  tanto  più  santo  quanto  più  posto  in  alto.  Si  possono
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