Page 36 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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propria, per entrare nella libera volontà di Dio, nell’essere morto alle immagini
che annebbiano l’intelletto, per stabilirsi nella verità spogliata dalle immagini,
che è lo stesso Dio. Poiché la nuda semplicità si spirito è il tempio stesso della
divinità.
Osservate ora che la Nostra Signora possedeva nella sua vita e nella sua pratica
queste quattro qualità, quando conobbe Nostro Signore. Lei era pura, in effetti,
vergine senza peccato e tutta piena di grazia di Dio. Lei testimoniava la sua
scienza e saggezza nelle sue domande e risposte all’angelo che le insegnava la
verità totale. Lei era veramente umile ed è questo che attira dal cielo sulla terra
il Figlio di Dio. Infine lei era morta nella sua volontà ed è per questo che ha
detto: “Ecco la serva del Signore; la sua volontà mi è sovranamente
desiderabile; che si compia la vostra parola.”
Dal momento in cui lo Spirito Santo ascoltò questa risposta, lei si rallegrò
talmente del suo amore divino che lui inviò per noi, al santuario di Maria, il
Figlio di Dio che ci ha guarito di tutte le sofferenze.
Vedete ed apprendete come da quel momento Maria, eletta al di sopra di tutte
le creature, poteva essere madre di Dio, regina del cielo e della terra, ha tuttavia
scelto di essere la serva di Dio e di tutto il mondo. Così, dal momento in cui
conobbe Nostro Signore, se ne andò in grande fretta sulle montagne, come una
umile serva, al servizio di santa Elisabetta, madre di san Giovanni Battista, e ci
restò fino al giorno del concepimento.
È allo stesso modo che il nostro caro Signore Gesù Cristo, suo Figlio, Dio e
Uomo, dopo aver consacrato il santo Sacramento, lo ha donato ai suoi discepoli
e preso lui stesso, si cinge di un panno e si inginocchia davanti a loro, gli lava e
piedi e li asciuga con il panno che portava, dicendo: “Vi dono l’esempio,
affinché vi serviate vicendevolmente come mi avete visto fare.”
Così, negli ordini religiosi, coloro che ricevono un incarico o prelatura qualsiasi,
sono obbligati a provvedere a tutte le giuste necessità della comunità, devono
essi assolverle in tutta la buona volontà e carità, quale che sia l’altezza della loro
contemplazione e della loro vita, ed anche ricevere Nostro Signore tutti i giorni.
Provano essi dell’imbarazzo nel guardare in loro stessi e nel pregare, tutti
carichi come sono della rappresentazione delle cose che gli sono ordinare e di
cui devono prendere cura, e per le preoccupazioni degli affari esteriori che
toccano la comunità; essi non devono pertanto, a causa di tutto questo, né
dimettersi, né rassegnarsi al loro incarico, né esonerare se stessi. Ma bisogna che
obbediscano, fino alla morte, a Dio, al loro prelato e a tutta la comunità, in tutto
ciò che è onesto, buono e utile a tutti. Devono tuttavia poter conservare, quando
si rivolgono a Dio, amore, timore e riverenza, e nel loro ritorno verso
l’esteriorità, spregio e abnegazione di se stessi. Tutto quello che possono da
allora fare o soffrire, che stimano (valutano) poco e lo guardano come niente,
per vera umiltà. Che siano, a riguardo della comunità e di tutto il mondo, pieni
di dolcezza, di buon umore e di generosità, pronti ad assistere ciascuno con
discrezione, secondo i bisogni, nella vera pace. Coloro che osservano queste
regole, che siamo prelati e di rango inferiore, possono sempre avvicinarsi al
Sacramento, quando lo vogliono e come lo facevano prima; poiché sono più