Page 21 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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d’amore, di virtù e di lodi di suo Padre. Infine, quello che oltrepassa tutto, ci
offre e ci promette la sua divinità, per un giorno eterno. Ci si può sbalordire del
fatto che esultano coloro che gustano ed sperimentano queste cose?
Dal momento che la regina d’Oriente può contemplare la ricchezza, la maestà e
la gloria del re Salomone, si sente svenire davanti a tale meraviglia, e
completamente fuori di sé perde i sensi. Ma voi potete comprendere quanto
tutta la ricchezza e la maestà di Salomone erano poca cosa in confronto alla
ricchezza e alla gloria che è il Cristo stesso che lui ci ha preparato nel santo
Sacramento. Poiché se ci è possibile di ricevere tutto quello che appartiene alla
sua umanità e quello che risiede tuttavia nel possesso di noi stessi, dal momento
che veniamo a contemplare la sua divinità presente davanti a noi nel
Sacramento, è un soggetto di tale ammirazione che noi dobbiamo elevarci nello
spirito fino ad un amore superessenziale, poiché lo stupore e il trasporto ci farà
svenire davanti al tavolo di Nostro Signore.
Ma è con devozione e amore di cuore che prendiamo nel cibo e che
consumiamo l’umanità di Nostro Signore in noi stessi, perché l’amore attira a
lui tutto quello che ama, e con un amore tutto simile Nostro Signore ci attira e ci
consuma in lui, e ci riempie della sua grazia. Allora noi cresciamo, ci eleviamo
al di sopra della ragione fino ad un amore divino che ci fa prendere e
consumare spiritualmente il cibo celeste, e tendere d’amore puro verso la
divinità. È allora che si incontra lo spirito, cioè l’amore senza misura, che
consuma e trasforma il nostro spirito con tutte le sue opere, ci intrattiene con lui
verso l’unità, dove si gustano il riposo e la beatitudine.
Così dunque, divorare sempre e essere divorati, salire e scendere con l’amore, è
la nostra vita nell’eternità. Ecco quello che pensava il Cristo quando diceva ai
suoi discepoli: “Ho desiderato molto di consumare questa Pasqua con voi
prima di soffrire.”
La nostra Pasqua, è il Cristo che noi riceviamo nel sacramento, come gli
apostoli, riuniti tutti insieme alla Cena intorno al loro Maestro, lo ricevettero
sotto forma di un alimento che nutre il corpo. E ciascuno di loro ci troverà un
alimento eterno, per mezzo della fede, dell’amore e del desiderio, che sono
come la bocca dell’anima, ed è così che loro ricevettero nel cibo il corpo di
Nostro Signore Gesù Cristo, con tutte le sue membra, non tuttavia secondo la
quantità materiale di questo corpo, seduti alla tavola della cena. Questa
quantità materiale, lui l’aveva nascosta sotto la sostanza del suo corpo e nel
Sacramento: poiché il suo corpo era vivente e se gli apostoli lo avessero
mangiato come un alimento volgare, ne avrebbero sofferto. Ma lui gli donò,
attraverso un processo soprannaturale, la sua vita assolutamente amabile, la sua
carne, il suo sangue, la sua anima e la sua divinità: e era quindi il loro cibo
spirituale, così come il suo e il nostro. Dimora tuttavia in sé stesso tutto quello
che era, senza separazione né cambiamento nella sua natura.
Tutta la sostanza che il Cristo aveva ricevuto dalla Vergine Maria, sua madre,
cioè la sua natura umana, fu donata per lui. E si concederà tutto intero e
indivisibile in due modi, il suo corpo sotto l’aspetto del pane e il suo sangue
sotto l’aspetto del vino, restando quindi tutti interi e senza divisione sotto