Page 19 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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mio corpo, cambiò la sostanza del pane in sostanza del suo corpo, non nel senso
                  che il pane fu annientato, ma nel senso che, cessando di essere pane, diventa il
                  corpo di Nostro Signore. E non fu un corpo nuovo, ma lo stesso che era seduto a
                  tavola,  che  mangiava  e  beveva  in  compagnia  dei  suoi  discepoli.  Lo  avevano
                  davanti a loro, presente nel Sacramento, esattamente come loro lo vedevano con
                  i loro occhi seduto a tavola, questo gli dava grande gioia. Ma di vedere con gli
                  occhi della fede questo stesso corpo presente nel Sacramento, era per loro una
                  gioia ancora più grande.
                  Nessuno allora tra loro gli domandò: “Signore, come avviene questo?” poiché
                  essi sapevano bene che colui che ha creato il cielo e la terra e tutte le cose dal
                  niente, può anche cambiare una sostanza in un’altra, se lo vuole. A colui che in
                  un batter d’occhio cambiò in sangue tutte le acque dell’Egitto e la sposa di Loth
                  in statua, che fece sgorgare dalle rocce un’acqua abbondante e operò tanti altri
                  miracoli riferiti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, non gli è possibile tutto e
                  tutto non dipende dalla sua volontà?
                  Notate  ora  che  tutto  il  pane  che  era  davanti  al  Signore  al  momento  della
                  consacrazione, come anche quello che hanno davanti a loro tutti i preti, in tutti i
                  luoghi del mondo e su tutti gli altari, è un pane della stessa natura. Al momento
                  della  consacrazione,  attraverso  la  virtù  dell’intento  richiesta  e  delle  parole
                  consacrate, tutte le ostie non sono che una sola sostanza semplice del corpo di
                  Nostro  Signore  nel  Sacramento:  e  tutto  quello  che  apparentemente  era  pane
                  diventa il corpo di Nostro Signore. Ed anche se le ostie sono dispensate in tutte
                  le estremità della terra, il Sacramento è uno, e il corpo vivente di Nostro Signore
                  dimora nella sua unità indivisibile, in tutto il Sacramento.
                  Voi dovete anche credere che il vino trasformato in sangue di Nostro Signore,
                  alla consacrazione, è uno in tutti i calici e in ciascuno di loro, e che non si trova
                  più abbondantemente in tutti che in uno solo, poiché non lo si può né dividere,
                  né  diminuire,  né  aumentare.  E  sebbene  la  consacrazione  del  corpo  di  Nostro
                  Signore  e  quella  del  suo  sangue  siano  divise  e  distinte,  secondo  la  materia  e
                  secondo la forma delle parole, secondo la figura e anche secondo il senso, e che
                  il Sacramento sia doppio, lui si unifica tuttavia in una sola realtà e non contiene
                  che un solo Cristo. Poiché nell’ostia il corpo vivente di Nostro Signore non può
                  essere  separato  dal  suo  proprio  sangue,  né  il  suo  sangue  nel  calice  essere
                  separato  dal  suo  corpo  con  il  quale  vive.  Così  il  Cristo  si  trova  indivisibile  e
                  unico in ciascuna parte del Sacramento.
                  La  materia  necessaria  di  questo  Sacramento  è  il  pane  di  frumento  non
                  fermentato e il vino mescolato con un po’ di acqua, e è il simbolo dell’innocenza
                  del Cristo, della sua dolcezza e della sua umiltà in mezzo agli uomini. È stato il
                  prezioso grano di frumento che è morto e che, gettato a terra, ci ha donato molti
                  frutti, cioè la nostra vita a tutti nella fede cristiana.
                  La stessa cosa è per la vera vigna piantata dal Padre nel giardino della santa
                  Chiesa:  dalle  sue  figure  colano  per  noi  il  balsamo  e  il  vino.  Il  profumo  e  il
                  sapore deliziosi che ne scaturiscono inebriano gli amanti di Dio.
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