Page 17 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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Infine  la  santa  Chiesa,  che  non  può  errare,  ci  istruisce  attraverso  i  suoi
                  insegnamenti e la sua pratica, in vigore dall’inizio del cristianesimo, così come
                  attraverso gli scritti dei santi.
                  Voglio dunque esporvi cinque considerazioni relative al Santo Sacramento, che
                  è utile ad ogni cristiano di conoscere. Il primo riguarda il tempo dove il Signore
                  si è donato lui stesso ai suoi discepoli nel Sacramento. La seconda tratta della
                  maniera e della forma di questo sacramento. La terza è relativa al modo e alla
                  maniera  in  cui  il  Signore  ha  voluto  donarsi  a  tutti.  La  quarta  dice  per  quale
                  motivo e ragione ha voluto donarsi velato e nascosto, e non ha scoperto, nello
                  stato  in  cui  si  trovava  allora  e  come  è  adesso  nel  cielo.  La  quinta  infine  si
                  occuperà di diverse classi di persone che si avvicinano al santo sacramento, gli
                  uni per la propria salvezza eterna e gli altri per la propria condanna.
                  Ascoltate  ore  quello  che  riguarda  il  tempo  e  la  figura  profetica  del  nostro
                  Sacramento. Quando Dio, attraverso il Ministero di Mosè, fece uscire dall’Egitto
                  i  figli  di  Israele,  si  era  al  quattordicesimo  giorno  della  luna  di  Aprile,  che
                  comincia sempre a Marzo, e fu allora che venne celebrata la prima Pasqua degli
                  Ebrei. Per ordine di Dio, Mosé decide che in ciascuna casa si doveva mangiare
                  un agnello arrosto e che con il sangue di questo agnello si dovevano tingere le
                  porte, sugli stipiti e sull’architrave. In questo modo, gli Ebrei dovevano essere
                  protetti contro lo sterminio e contro ogni male.
                  La stessa notte, in effetti, il Signore fece perire in tutti i paesi tutti i primogeniti
                  degli uomini e degli animali, e Mosé, mandando fuori dall’Egitto il popolo di
                  Dio, gli fece attraversare il mar Rosso ed entrare nel deserto, dove il Signore gli
                  donò per quaranta anni un pane celeste come cibo.
                  Era  il  simbolo  del  nostro  sacramento.  Tutti  i  segni  e  simboli  che  erano  stati
                  donati agli Ebrei sono compiuti e i nostri sacramenti rimarranno fino alla fine
                  del mondo; ma la verità, che ci è nascosta e che non è altro che la vita eterna,
                  rimarrà per l’eternità.
                  Guardate:  quando  un  grande  re  o  un  saggio  signore  vuole  andarsene  in
                  pellegrinaggio in una terra lontana, raduna i suoi intimi e gli affida il suo paese,
                  il suo popolo, i suoi figli e la sua famiglia, affinché li governino e li mantengano
                  in buona pace, fino al giorno in cui ritornerà nella sua terra. È così che il Cristo,
                  la Saggezza eterna di Dio, il re dei re e il signore dei signori, avendo terminato il
                  suo pellegrinaggio in questo mondo miserabile, ha voluto raggiungere il paese
                  di suo Padre, per ritornare in seguito nell’ultimo giorno per giudicare il mondo.
                  Il  giorno  prima  di  morire,  fece  una  grande  festa  e  la  sera  fece  una  cena,  alla
                  quale invitò i più importanti principi del mondo, cioè i suoi apostoli, volendo
                  affidargli e confidargli i suoi sacramenti ed anche il suo regno ed il suo popolo.
                  Un  agnello  pasquale  era  stato  preparato  per  la  festa  e  lo  mangiarono  tutti
                  insieme,  secondo  quanto  prevede  la  legge  ebraica.  E  questo  agnello  pasquale
                  era in anticipo il simbolo del nostro Sacramento. Ma lo stesso giorno aveva fine
                  il simbolo che era durato quattrocentoottantasei anni, ovvero dal tempo in cui
                  Mosé aveva fatto uscire il popolo ebraico dalla terra di Egitto.
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