Page 18 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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Il Cristo licenziò anche la legge ebraica, a cui apparteneva la prima Pasqua, e
inaugurò anche la nostra legge e la nostra prima Pasqua, manifestando in
questa la sua potenza senza limiti, la sua saggezza, la sua ricchezza e liberalità.
Tutto afflitto per la sua natura sensibile, si mostrò, secondo lo spirito, un ospite
pieno di cortesia e di bontà, avendo da parte sua i suoi cari apostoli come
conviviali. E sapendo che doveva morire il giorno successivo e separarsi da essi,
volle fare il suo testamento e lasciarglielo affinché loro potessero trasmetterlo a
tutti i fedeli fino all’ultimo giorno. Ci mise il marchio della sua morte, e tutti gli
apostoli dopo di lui. E questo testamento non è altro che lui stesso, Dio e uomo,
presente con tutti i suoi doni nel Sacramento.
Anche la festa è grande, felice e eterna, poiché è Gesù Cristo nato da Maria, il re
del cielo e della terra, che l’ha istituita. Eletto da sua Padre celeste come il primo
pontefice della cristianità, ha celebrato lui stesso la prima messa che fu per
sempre. In quel momento ordinò i suoi preti gli donò l’unzione dei pontefici,
allo stesso modo del profeta Mosé, offrendo il primo sacrificio della legge
antica, aveva consacrato Aronne e i suoi figli, perché fossero preti e pontefici,
donandogli potenza e qualità per governare il popolo di Dio fino alla venuta di
Cristo. È per questo che, quando venne e ci servì per trentatrè anni, lui, Dio e
uomo, licenziò la legge ebraica, che non era che un simbolo, e inaugurò lui
stesso il primo sacrificio della legge cristiana, di cui era il primo pontefice. Ci ha
consacrato i suoi preti e i suoi pontefici e donò a loro e ai loro successori il suo
potere, al fine di governare ed amministrare il suo popolo, in tutto quello che
riguarda lo spirito, fino all’ultimo giorno, quando tornerà per giudicare.
È verso sera che lui comincerà così nella celebrazione della nostra messa.
CAPITOLO SESTO
Sulla materia e sulla forma del santo sacramento
Melchisédech, il grande prete del tempo di Abramo, aveva offerto del pane e
del vino, come vero simbolo e anche come materia del nostro Sacramento. Allo
stesso modo il Cristo, il nostro grande prete, prende del pane, nelle sue mani
sante e venerabili, per il suo sacrificio. Poi alzando gli occhi verso il
potentissimo Padre celeste, gli rende grazie, benedice il pane, lo spezza e dice:
“Prendete e mangiate, questo è il mio corpo.”
Poi, prendendo anche, nelle sue mani sante e venerabili, il calice che contiene il
vino, rende grazie di nuovo a suo Padre, benedice il vino e lo dona ai suoi
discepoli, dicendo: “Bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue, per una
nuova ed eterna alleanza, il mistero della fede, che sarà versato per voi e per
tutti in remissione dei peccati.”
Queste sono dunque la materia e la forma del nostro Sacramento. Il pane e il
vino costituiscono la materia, mentre la forma si trova nelle parole di Nostro
Signore: Questo è il mio corpo, e : Questo è il mio sangue. Poiché dicendo: Questo è il