Page 11 - Lo specchio dell’Eterna Salvezza
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così fine subì l’abbattimento e la tristezza, e nell’angoscia della sofferenza,
supplicò suo padre celeste di allontanare dalle sue labbra, se era possibile, il
calice della sua passione. Non fu esaudito, poiché suo Padre non voleva
risparmiarlo, avendo deciso che avrebbe sofferto e che sarebbe stato liberato
dalla morte. Nella parte più nobile di se stesso, lui restò da allora sempre
d’accordo con la volontà di suo Padre, e malgrado la tristezza e lo spavento
provati in lui, si sottometteva, tuttavia, e, respingendo la sua volontà sensibile,
diceva: “ Si faccia la vostra volontà non la mia!” (Lc 22,42).
Da ciò apprendiamo che, quando preghiamo per ottenere il perdono dei nostri
peccati o di quelli degli altri, non dobbiamo smettere prima che siano esauditi,
ma quando preghiamo ed esprimiamo il nostro desiderio di vedere la
sospensione delle sofferenze e delle pene sopportate per i nostri peccati o per
quelli degli altri, dobbiamo fare diserzione da noi stessi e soffrire docilmente, e
allo stesso modo di Gesù la nostra sofferenza dovrebbe proseguire fino alla
morte.
CAPITOLO TERZO
Sulla seconda categoria, o su quelli che conducono una vita di
miglioramento
Così, dunque, sopportando nella nostra vita la sofferenza, senza poter scegliere,
approfittiamo sempre e non ne perdiamo niente: lo state per capire.
Dal momento in cui il Cristo si consegnò al buon volere del Padre, questo
abbandono fu fatto con un amore così forte ed ardente nello spirito,
accompagnato da una tale ansia in se stesso, che dal suo corpo uscì un sudore di
sangue che si sparse fino a terra. Ora, è per questo abbandono volontario e per
questo amore che lui ci ha acquistato al suo servizio e a quello di suo padre. Le
sue sofferenze e la sua morte hanno pagato e saldato il nostro debito; e noi
dobbiamo necessariamente appartenergli, per essere felici in cielo o dannati
all’inferno.
Il Padre celeste ci ha creato dal niente: di diritto noi dobbiamo appartenergli. Il
Figlio di Dio ci ha liberati attraverso la sua morte: di diritto noi dobbiamo
morire al peccato e vivere servendolo. Il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo ci
hanno eternamente amato e avvertito con amore: giustamente in cambio noi
dobbiamo amare. Le tre persone sono un solo Dio, una sola sostanza e una sola
natura, ed è per questo che li serviamo in comunione: chi serve l’una serve le
altre, e chi disprezza l’una disprezza l’altra.
Ecco ora quello che dice il Cristo nel Vangelo scritto da San Matteo: “Felici
coloro che hanno fame e sete della (Mt 5,6)”. Ora, quello che è giusto, è di
donare a Dio quello che noi gli dobbiamo. Abbandonando la propria volontà a
quella di suo Padre, il Cristo ci ha acquistati e attraverso la sua morte ha pagato