Page 93 - Lo Splendore delle Nozze Spirituali
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nulla,  da  loro  stessi  inventato,  perché  possano  dedicarsi  totalmente  a
                  quanto, per natura e consuetudine, essi sono portati. Ma in questa quiete
                  naturale Dio non lo si può trovare, sebbene Egli sia solito avviarvi quelli
                  che  lo  cercano  con  amore,  infatti  vi  possono  arrivare  anche  Giudei  e
                  pagani e perfino i più grandi peccatori, se hanno agito sempre in buona
                  fede, e riescono a liberarsi da immaginazioni e preoccupazioni. In questo
                  naturale riposo si prova una grande e piacevole pace, che in se stessa non
                  è  certo  un  peccato,  tanto  più  che  la  si  trova  in  tutti  gli  uomini,  purché
                  riescano a liberarsi da tutto. Ma se uno si propone di dedicarsi senza il
                  desiderio e la pratica delle virtù. È già finito nel vizio. Poi precipita nella
                  superbia spirituale, cioè nella compiacenza di se stesso – vizio che non si
                  cura  quasi  mai  completamente  –  e  si  convince  anche  qualche  volta  di
                  essere ciò che non è e di avere ciò che non ha.
                  Quando dunque uno possiede a questo modo la sua quiete in un riposo
                  inoperoso  e  pensa  che  qualunque  amorosa  conversione  e  congiunzione
                  con Dio gli sia d’impedimento, se ne sta seduto nella sua quiete e conduce
                  una  vita  contraria  al  primo  modo,  da  noi  spiegato,  nel  quale  l’uomo  si
                  unisce a Dio; e questa è la causa di ogni errore nella vita spirituale.
                  Proponiamo una analogia. Tutti gli spiriti angelici, che fin dal principio
                  della  creazione  si  rivolsero  a  Dio  con  tutti  i  doni  che  avevano  da  Lui
                  ricevuto, posseggono la felicità e la quiete eterna; quelli però che, ripiegati
                  in  se  stessi,  volevano  cogliere  la  quiete  in  se  stessi  e  questo  con  vana
                  compiacenza nella luce naturale, hanno avuto sì una quiete, ma breve e
                  illecita.  Subito  dopo,  accecati,  precipitarono  a  gran  distanza  dalla  luce
                  eterna, nelle tenebre e nella inquietudine eterna.


                  CAPITOLO 77
                  I vizi spirituali dei pigri i quali menano una vita contraria al secondo
                  modo

                  Però, quando uno si crea una quiete tutta inerte, senza nessun interesse, o
                  amore, di Dio, facilmente cade in qualsiasi errore, poiché avulso da Dio e
                  tutto  ripiegato  con  amore  naturale  su  se  stesso,  s’attacca  a  qualsiasi
                  conforto, dolcezza e a qualunque cosa. È simile a un mercante poiché, in
                  tutti  i  suoi  atti,  pensando  a  se  stesso,  pensa  al  suo  guadagno,  più  che
                  all’onore  di  Dio.  Certo,  chiunque  è  pieno  di  questo  amore  naturale
                  soltanto,  possiede  se  stesso  con  forte  senso  di  proprietà  e  non  rinunzia
                  affatto a se stesso.
                  Ce  n’è  di  gente  di  questo  tipo.  Menano  una  vita  rigida  e  aspra,  fanno
                  grandi penitenze, ma solo a scopo di acquistare fama di grande santità e
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