Page 83 - Lo Splendore delle Nozze Spirituali
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di tutti i doni, come pura luce, dimora essenzialmente nel nostro intelletto
passivo, e il nostro spirito, grazie a questa luce, prende vigore, diventa
puro, viene illuminato e, ripieno di grazia e dei doni di Dio, per via della
grazia e dell’amore divino, acquista maggiore somiglianza con Dio. Però,
poiché è simile a Dio a suo modo e cerca e ama Dio con pura e retta
intenzione, al di sopra di tutti i suoi doni, non è soddisfatto né della
somiglianza né della luce creata. Infatti, secondo il suo più profondo
essere, naturalmente e soprannaturalmente, tende alla stessa immensa
natura dalla quale discende. Inoltre poi l’originaria unità con l’essenza
divina reclama e attira a sé ciò che le è simile. Perciò lo spirito si getta e
s’immerge felice in Dio come nella sua quiete eterna. La grazia di Dio sta
a Dio come il raggio sta al sole, ed essa è il mezzo e la via che ci conduce a
Dio, e col solo irradiarci, ci fa simili a Dio. Ma chi è simile a Dio, si
immerge in Dio ogni momento, muore in Dio, diventa e rimane una cosa
sola con Dio. La carità infatti unisce a Dio e fa sì che rimaniamo e viviamo
in unità. Riteniamo però la somiglianza nella luce della grazia o della
gloria, ed ivi possediamo noi stessi attivamente nella carità e nelle virtù; e
allo stesso tempo, al di sopra dei nostri atti, nella nuda essenza del nostro
spirito, nella luce divina, riteniamo l’unione con Dio ed ivi, al di sopra di
tutte le virtù, possediamo Dio, nella quiete. La carità infatti opera
eternamente in ragione della somiglianza con Dio, e l’unione con Dio
riposerà eternamente nella fruizione dell’Amore. Questo è l’esercizio e
l’attività, o il da fare, dell’amore. Allo stesso tempo la Carità opera e si
riposa nel suo Diletto, e riposo e amore si corroborano l’un l’altro, infatti,
quanto più sublime è la Carità, tanto più abbondante è il riposo, e quanto
più profonda è la quiete, tanto più intima e intensa è la Carità. poiché
vivono l’uno nell’altro. Dunque, chi non ama, non sa che cosa sia la
quiete; e chi non ha quiete, non ama.
Avviene di solito, anche ai buoni, che credano di non amare Dio e di non
riposare in Dio; ma è un ritrovato dell’Amore, che dà questa impressione:
vuole amare più di quanto po’; le forze non reggono, e si accusa di non
amare abbastanza. Ma in questo stesso atto essi praticano amore e quiete.
Nessuno può capire come sia possibile amare attivamente e allo stesso
tempo riposare nel godimento, se non si è totalmente concesso, è libero
da ogni impaccio, quieto e divinamente illuminato. Veramente chiunque
ama Dio, è una sola cosa con Dio, nella quiete, ed è simile a Dio, per
l’azione della Carità. Dio stesso infatti, nella sua eccelsa natura, della
quale noi portiamo la somiglianza, secondo la Trinità delle Persone, opera
eternamente e l’una è perfezione dell’altra. La quiete sta nell’unità,
l’azione nella Trinità e restano così per i secoli eterni. Perciò, se uno vuol
gustare Dio, amare e, se amerà, non resterà privo del gusto di Dio. Però,