Page 26 - Lo Splendore delle Nozze Spirituali
P. 26
può essere definita dalle creature. Usiamo infatti questi titoli e tanti altri,
perché nessuno di essi riesce ad esprimere la sua inesauribile eccellenza.
Questo è tener Dio presente in tutte le azioni come movente e scopo.
Tendere sempre a Dio, infatti, è vederLo e guardarLo sempre.
A questa attenzione però dev’essere unito l’amore, poiché conoscere Dio
senza amarLo, non sa di niente e non giova a nulla. Perciò in tutte le
azioni dobbiamo tendere a Dio con amore, e con un amore che sia più
grande della’more di ogni altra cosa.
Pertanto il peccatore che si vuol convertire davvero, deve andare incontro
a Dio sempre con intimo e profondo dolore, col desiderio di servire Dio
sempre, e di non tornare indietro mai più. Se questa è la sua sincera
disposizione, nel suo incontro con Dio, avrà la certezza del perdono e
della salvezza eterna, non solo, ma egli sarà anche arricchito di fede,
speranza e carità – che sono le sorgenti di tutte le virtù – e del desiderio di
praticarle. Che se vorrà andare più innanzi, alla luce della fede, e
meditare con frutto la vita e la passione di Gesù Cristo, riflettere su tutto
ciò che ci ha dato, ci ha promesso e ci darà fino giorno del giudizio e per
tutta l’eternità, deve ancora una volta andare incontro a Cristo, tenerLo
presente, lodarLo, benedirLo e ringraziarLo adeguatamente e con umiltà,
per tutto il bene che ci ha fatto e ci farà per tutti i secoli. Allora la sua fede
sarà rafforzata, la pietà e l’amore cresceranno e crescerà la sua attenzione
a tutte le virtù.
In fine, se vuole fare progressi in tutte le virtù, deve andare incontro a
Cristo col rinnegamento di se stesso; che non guardi e non cerchi se stesso,
non si ponga motivi estranei, sia discreto in tutto, abbia di mira in ogni
cosa soltanto l’onore di Dio e vada avanti così fino alla fine. Questo
esercizio illumina la ragione, accresce la carità, aumenta la devozione;
tutte le virtù diventano più care.
Quando poi diciamo che Dio dev’essere lo scopo di tutte le azioni, si
capisce che parliamo solo di azioni buone; il male è la negazione di Dio.
né si possono avere nella stessa azione due scopi diversi, uno che porta a
Dio e un altro altrove. Quando abbiamo in mente qualcosa che non è Dio,
perché l’azione sia giudicata onesta, bisogna che quell’oggetto, che è al di
sotto di Dio, sia almeno ordinato da Dio, in modo che serva per arrivare
più facilmente a Lui.
Il termine ultimo del cammino dev’essere Colui che è amato, e non i suoi
messaggeri, e neppure i doni da Lui stesso inviati; perciò la nostra meta
non saranno i doni di Dio, ma Dio stesso.