Page 14 - Libretto della Vita Perfetta
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Risposta:  Dice  un  maestro  che  l’eternità  è  una  vita  che  è  sopra  il  tempo  e
                  racchiude  in  sé  ogni  tempo,  senza  prima  e  senza  dopo.  E  chi  è  immerso
                  nell’eterno Nulla possiede tutto in tutto e non ha né prima né dopo. Sì, l’uomo
                  che vi fosse immerso oggi, non lo sarebbe stato più di recente, a parlare secondo
                  l’eternità, di colui che vi fosse immerso da mille anni.

                  Un’obiezione: L’uomo è in attesa di tale immersione solo dopo la morte, come
                  dice la Scrittura.
                  Risposta: Ciò è vero secondo un possesso duraturo e perfetto, non secondo un
                  pregustamento, di più o di meno.

                  Una domanda: Ma com’è riguardo alla cooperazione dell’uomo con Dio?
                  Risposta: Quello che su ciò si è detto, non si deve intendere secondo il semplice
                  significato,  come  le  parole  suonano  nel  linguaggio  comune,  ma  si  deve
                  prendere  secondo  il  trapasso,  quando  l’uomo  non  resta  più  se  stesso,  é
                  trapassato nell’Uno ed è divenuto uno; e là l’uomo non opera come uomo. E per
                  questo motivo si comprende come tale uomo ha in sé tutte le creature nell’unità,
                  e tutti i diletti, sì, pure quelli che si hanno nelle opere corporali, senza attività
                  corporale e spirituale, perché è lui stesso ciò nella suddetta unità.
                  E nota qui una differenza: gli antichi maestri della natura consideravano le cose
                  naturali solamente nel modo in cui esse sono nelle loro cause naturali, e così ne
                  parlavano  pure  e  le  gustavano,  e  non  diversamente.  Ugualmente  i  divini
                  maestri cristiani, e generalmente i dottori e le persone sante, prendono le cose
                  come sono scaturite da Dio, e vi riportano l’uomo dopo la sua morte naturale,
                  per  quanto  abbia  vissuto  quaggiù  secondo  la  sua  volontà.  Ma  questi  uomini
                  assorbiti prendono sé e ogni cosa, per la trascendente e immanente unità, come
                  esistenti sempre ed eternamente.

                  Una domanda: Non c’è là nessuna diversità?

                  Risposta: Sì, solo chi ha veramente quella grazia sa ciò e si riconosce creatura,
                  non difettosa ma piuttosto unita [a Dio]; e quando egli non era, era il medesimo
                  [Dio], e non unito.

                  Una domanda: Che cosa vuol dire questo: quando egli non era, era quello stesso?

                  Risposta: È  ciò che dice san Giovanni nel suo Vangelo: «Ciò che è divenuto è
                  stato fatto, era in lui la vita».

                  Una domanda: Come può ora essere vero questo, dal momento che suona come
                  se l’anima fosse una doppia realtà, creata e increata? Come può essere ciò, come
                  può l’uomo essere creatura e non creatura?

                  Risposta: L’uomo non può essere creatura e Dio secondo il nostro linguaggio, ma
                  Dio è trino e uno; ugualmente può l’uomo in qualche modo, quando trapassa in
                  Dio,  essere  uno  nel  perdersi,  ed  essere,  secondo  la  maniera  esteriore,
                  contemplante,  godente  e  cose  simili.  E  di  ciò  porto  un  paragone:  l’occhio  si
                  perde nel suo vedere attuale, perché diventa uno nell’atto della vista con il suo
                  oggetto, e tuttavia ognuno dei due resta ciò che è.
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