Page 9 - Lettera a Proba
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circoscritta in limiti angusti, poiché abbraccia tutti quelli a cui sono dovuti
affetto e amore, quantunque si rivolga con più propensione verso alcuni e con
più esitazione verso altri. Essa si estende sino ai nemici, per i quali siamo tenuti
anche a pregare. Così non c’è alcuno nel genere umano a cui non si debba
amore, basato, se non sulla vicendevole affezione, almeno sulla partecipazione
alla comune natura umana. D’altra parte non a torto proviamo grande attrattiva
per quelli da cui siamo vicendevolmente amati in modo santo e casto. Bisogna
pregare che questi beni ci siano conservati quando si hanno e ci siano largiti
quando non si hanno.
Chi è retto pospone i beni terreni agli eterni.
7. 14. E’ forse tutto qui, è forse questo tutto ciò che costituisce l’essenza della
vita beata, oppure la Verità c’insegna qualche altro bene da preferire a tutti
questi beni? In effetti anche la sufficienza dei mezzi e l’incolumità tanto nostra
che degli amici, poiché sono beni temporanei, devono essere disprezzati per il
conseguimento della vita eterna. Anche se per caso il corpo gode buona salute,
l’anima non si può affatto considerare sana, se non antepone le realtà eterne a
quelle temporali. E per vero non si vive utilmente nel tempo se non per
acquistare il merito, in grazia del quale vivere nell’eternità. Ne consegue che
ogni altro bene, che è desiderato utilmente e convenientemente, dev’essere
senza dubbio riferito all’unica vita che si vive con Dio e di Dio. Poiché se
amiamo Dio, in Lui amiamo noi stessi e, secondo l’altro precetto, amiamo
veramente il prossimo nostro come noi stessi solo se, per quanto dipende da
noi, cerchiamo di condurlo a un simile amore di Dio. Noi dunque amiamo Dio
per sé stesso, noi e il prossimo per Lui. Ma neppure quando viviamo così,
possiamo pensare d’essere già arrivati alla vita beata, come se non ci fosse più
nulla da chiedere con la preghiera. Poiché in qual modo si può già vivere
beatamente, quando ci manca ancora il bene, per cui unicamente si vive bene?
Le parabole sull’efficacia della preghiera.
8. 15. Perché mai dunque ci perdiamo dietro a tante considerazioni e cerchiamo
di sapere che cosa dobbiamo chiedere nelle nostre preghiere per timore di non
riuscire a pregare come dovremmo? Perché non diciamo piuttosto col salmo:
Una cosa sola ho chiesta al Signore, quella sola io ricercherò: di restare nella casa del
Signore tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie di Dio e visitare il suo
tempio? Lì tutti i giorni non si sommano col venire e col passare, e l’inizio
dell’uno non è la fine dell’altro: sono tutti insieme senza fine, dove non ha fine
neppure la vita a cui quei giorni appartengono. Per l’acquisto di questa vita
beata la vera Vita beata in persona c’insegnò a pregare, ma non con molte
parole, come se ci esaudisse di più quanto più siamo loquaci, dal momento che
la nostra preghiera è rivolta a Colui che conosce, come dice il Signore
medesimo, ciò che ci è necessario prima che glielo chiediamo. Potrebbe
sembrare strano che, pur proibendo il multiloquio, Colui il quale conosce,
prima che glielo chiediamo, ciò che ci è necessario, ci abbia esortato con tanta