Page 48 - La vera religione
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creata da Dio prima del nostro peccato; siamo invece sollecitati a non amare
                  quella  che  abbiamo  meritato  col  peccato.  Perciò,  dobbiamo  detestare  la
                  natura dalla quale desideriamo essere liberati.

                  46. 89. Se ardiamo d’amore per l’eternità, dunque dobbiamo detestare i
                  vincoli  temporali.  L’uomo  ami  il  prossimo  come  se  stesso  .  Poiché
                  certamente nessuno è a se stesso o padre o figlio o parente o qualcosa del
                  genere, ma soltanto uomo, chi ama qualcuno come se stesso, in lui deve
                  amare ciò che egli è per se stesso. Ora, i corpi non sono ciò che noi siamo;
                  non è perciò il corpo che si deve ricercare o desiderare nell’uomo. A questo
                  proposito vale anche il precetto: Non desiderare i beni del tuo prossimo . Perciò,
                  chiunque nel prossimo ama altro da quello che egli è per se stesso, non lo
                  ama come se stesso. Dunque, ciò che si deve amare è la natura umana in se
                  stessa,  indipendentemente  dalla  sua  condizione  carnale,  tanto  se  è  già
                  perfetta  quanto  se  è  da  perfezionare.  Sotto  l’unico  Dio Padre sono tutti
                  parenti coloro che lo amano e fanno la sua volontà. Tra di loro, poi, essi sono
                  l’uno  per  l’altro  padri  quando  si  aiutano,  figli  quando  si  ubbidiscono
                  reciprocamente e soprattutto fratelli, perché unica è l’eredità a cui l’unico
                  Padre li chiama con il suo testamento .

                  L’unione con Dio e l’amore per il prossimo rendono invincibili.
                  47. 90. Di conseguenza, perché non dovrebbe essere invincibile chi, amando
                  l’uomo,  in  lui  non  ama  che  l’uomo,  cioè  la  creatura  di  Dio,  fatta  a  sua
                  immagine, in quanto non può essere privo della natura perfetta che ama,
                  quando egli stesso è perfetto? Così, ad esempio, se qualcuno ama chi canta
                  bene - non questo o quello, ma soltanto uno che canti bene - essendo egli
                  stesso un perfetto cantore, vuole che tutti siano come lui, in modo però che
                  non  gli  venga  a  mancare  quel  che  ama,  perché  egli  stesso  canta  bene.
                  Pertanto, se invidia qualcuno che canta bene, non è il canto che ama, ma la
                  lode  o  qualcosa  d’altro  che  desidera  ottenere  cantando  bene  o  che  può
                  perdere, in parte o interamente, in presenza di un altro che canta bene.
                  Dunque, chi invidia un buon cantore, non lo ama; per contro, chi manca di
                  tali capacità, non è un buon cantore. Tutto ciò si può dire, in maniera molto
                  più appropriata, di chi vive rettamente, perché non può invidiare nessuno;
                  infatti, il fine a cui pervengono coloro che vivono rettamente conserva le
                  stesse dimensioni per tutti e non subisce diminuzioni anche se lo possiedono
                  in molti. Ci possono essere circostanze nelle quali il buon cantore non è in
                  grado di cantare in modo adeguato e può aver bisogno della voce di un altro,
                  il quale perciò gli offre ciò che ama; come quando, per esempio, si tiene un
                  banchetto in un luogo in cui per lui sarebbe disdicevole cantare e onorevole
                  invece ascoltare uno che canta. Al contrario, vivere giustamente è sempre
                  onorevole. Quindi, chiunque ama vivere giustamente e lo attua, non solo
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