Page 47 - La vera religione
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tanto più abbondantemente se ne rallegra con essi. Ama Dio appunto con
                  tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Ed ama il prossimo
                  come  se  stesso  .  Per  questo  non  invidia  che  sia  come  egli  stesso  è,  ma
                  piuttosto, per quanto può, lo aiuta. Né può perdere il prossimo che ama
                  come se stesso, perché ciò che ama in se stesso non sono le cose che cadono
                  sotto gli occhi o sotto qualche altro senso del corpo. Ha dunque in se stesso
                  quello che ama come se stesso.

                  46. 87. La regola dell’amore consiste nel volere che i beni che vengono a noi
                  vengano anche all’altro e nel non volere che capitino all’altro i mali che non
                  vogliamo che capitino a noi stessi , e nel conservare questa disposizione
                  d’animo verso tutti gli uomini. Nei confronti di nessuno infatti va compiuto
                  il male, e l’amore non fa nessun male al prossimo . Amiamo dunque, come ci è
                  stato  comandato,  anche  i  nostri  nemici  ,  se  vogliamo  essere  veramente
                  invincibili.  Nessun  uomo  è  invincibile  per  se  stesso,  ma  per  quella
                  immutabile  legge  per  la  quale  solo  coloro  che  la  rispettano  sono  liberi.
                  Poiché, in tal modo, non può essere loro portato via quello che amano, e
                  questo soltanto li rende uomini invincibili e perfetti. Infatti, se l’uomo ama
                  l’uomo non come se stesso, ma come si ama un giumento o un bagno o un
                  uccellino  variopinto  e  garrulo  -  ossia  per  ricavarne  qualche  piacere  o
                  vantaggio materiale - inevitabilmente si sottomette non all’uomo, ma, cosa
                  ancora più turpe, ad un vizio tanto vergognoso e detestabile, per cui non
                  ama l’uomo come dovrebbe essere amato. Se in lui domina, questo vizio lo
                  accompagna fino alla fine della vita, anzi alla morte.

                  46. 88. L’uomo, tuttavia, non deve essere amato dall’uomo come si amano i
                  fratelli carnali o i figli o i coniugi o i parenti o gli affini o i concittadini: anche
                  questo amore è temporale. Infatti, non conosceremmo nessuno di questi
                  legami, che ci provengono dal nascere e dal morire, se la nostra natura,
                  rispettando i precetti e l’immagine di Dio, non si fosse avvolta in questa
                  corruzione. Per questo motivo la stessa Verità, richiamandoci alla primitiva e
                  perfetta natura, ci ordina di resistere alle abitudini della carne, insegnandoci
                  che non è adatto al regno di Dio chi non odia questi vincoli carnali  . A
                  nessuno ciò deve sembrare cosa inumana; infatti è più inumano non amare
                  nell’uomo ciò che è uomo che amare ciò che è figlio, giacché questo vuol dire
                  amare in lui non ciò che lo lega a Dio, ma ciò che lo lega a se stesso. Che c’è
                  dunque di straordinario se non perviene al regno di Dio chi ama non ciò che
                  appartiene a tutti, ma ciò che è suo soltanto? Si ami l’uno e l’altro, dirà
                  qualcuno;  no,  solo  l’uno,  dice  Dio;  la  Verità,  infatti,  molto  giustamente
                  afferma: Nessuno può servire a due padroni . Nessuno, dunque, può amare in
                  maniera compiuta ciò a cui è chiamato, se non odia ciò da cui è sollecitato a
                  tenersi lontano. Noi siamo chiamati alla natura umana perfetta, quale fu
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