Page 33 - La vera religione
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non giudica in base ad esso ma esso stesso. E anzitutto gli chiederò se le cose
sono belle perché piacciono o se piacciono perché sono belle; in proposito, di
certo, mi risponderà che piacciono perché sono belle. Gli chiederò poi perché
sono belle e, se mostrerà qualche esitazione, gli suggerirò che forse sono tali
perché le parti sono tra loro simili e, per una sorta di intimo legame, danno
luogo ad un insieme armonico.
32. 60. Quando si sarà convinto di ciò, gli domanderò se le parti raggiungano
in maniera completa l’unità a cui manifestamente tendono oppure se restino
molto al di sotto e, in un certo modo, la simulino soltanto. Ammettiamo che
sia così (e chi non vedrebbe, una volta messo sull’avviso, che non c’è
nessuna forma, nessun corpo che non presenti in sé qualche segno di unità; e
che un corpo, per quanto bellissimo, non può raggiungere l’unità a cui tende,
dal momento che, a causa della sua estensione, le sue parti si dispongono
necessariamente in punti diversi dello spazio?). Se dunque le cose stanno
così, gli chiederò con insistenza di dirmi dove egli veda questa unità e da
dove la veda; perché, se non la vedesse, da dove potrebbe sapere cosa
imitano i corpi nel loro aspetto e cosa non riescono pienamente a
raggiungere? Infatti, quando dice ai corpi: “ Voi non sareste nulla se non ci
fosse qualche unità a tenervi insieme; ma, d’altro canto, se foste l’unità
stessa, non sareste corpi ”, a buon diritto gli si può domandare: “ Da dove
conosci l’unità in base alla quale giudichi i corpi? ”. Giacché, se non la
vedessi, non potresti giudicare perché i corpi non la raggiungano
pienamente. Se poi la vedessi con gli occhi del corpo, non diresti con verità
che sono molto distanti da essa, sebbene ne portino in sé un’impronta?
Infatti, con questi occhi corporei non vediamo che cose corporee. È con la
mente dunque che vediamo l’unità. Ma dove la vediamo? Se fosse nel luogo
in cui è il nostro corpo, non la vedrebbe chi, pur stando in Oriente, giudica i
corpi con lo stesso nostro procedimento. Essa perciò non è contenuta in un
luogo e, poiché è presente ovunque c’è chi giudica, di fatto non è in nessun
luogo, in potenza invece è dappertutto.
L’errore non dipende dai corpi o dai sensi, ma dal giudizio.
33. 61. Se i corpi costituiscono una simulazione della verità, non dobbiamo
credere loro proprio in quanto simulatori per non cadere nelle vanità dei
vaneggianti, ma piuttosto dobbiamo chiederci
- dato che la simulano perché sembra che la mostrino agli occhi carnali,
mentre essa può essere colta solo dalla mente pura - se la simulano in quanto
le sono simili o in quanto non la raggiungono. Infatti, se la raggiungessero,
realizzerebbero pienamente ciò che imitano. Se poi la realizzassero
pienamente, le sarebbero simili in ogni aspetto; ma se le fossero simili in ogni
aspetto, non ci sarebbe nessuna differenza fra la sua natura e quella dei