Page 27 - La vera religione
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suprema e immutabile. Nella terza, ormai più sicuro, congiunge l’appetito
carnale con la forza della ragione e, quando l’anima si unisce alla mente,
gode interiormente di una sorta di dolcezza coniugale, coprendosi con il velo
del pudore, in modo che vive rettamente non più per costrizione, ma perché
non ha piacere a peccare, anche se tutti lo permettessero. Nella quarta
compie queste stesse cose in modo molto più fermo ed ordinato e procede
verso la perfezione umana , essendo ormai pronto e disposto ad affrontare
tutte le persecuzioni e le vicende tempestose di questo mondo. Nella quinta
età, avendo raggiunto l’appagamento e la piena tranquillità, vive nelle
abbondanti ricchezze dell’immutabile regno della suprema e ineffabile
sapienza. Nella sesta, che è l’età della totale trasformazione nella vita eterna,
raggiunge il definitivo oblio della vita temporale per passare alla forma
perfetta, fatta ad immagine e somiglianza di Dio . La settima età, infine,
coincide ormai con la quiete eterna e con la felicità perpetua non più
contrassegnata da età . Come, infatti, la morte è la fine dell’uomo vecchio,
così la vita eterna è la fine dell’uomo nuovo : l’uno è l’uomo del peccato,
l’altro l’uomo della giustizia.
L’uomo vecchio e l’uomo nuovo nella storia del genere umano.
27. 50. Senza alcun dubbio questi due uomini sono tali che uno di essi, cioè
quello vecchio e terreno, lo può vivere ogni singolo uomo per tutta la vita,
mentre l’altro, quello nuovo e celeste, nessuno lo può vivere in questa vita
senza quello vecchio, perché bisogna che da questo cominci e con questo
continui fino alla morte visibile, anche se deperisce mentre quello nuovo
progredisce. In modo del tutto analogo il genere umano, la cui vita è simile a
quella di un solo uomo da Adamo fino alla fine del mondo, è retto dalle leggi
della divina Provvidenza in modo da sembrare diviso in due categorie.
L’una è costituita dalla folla degli empi che propongono l’immagine
dell’uomo terreno dall’inizio del mondo fino alla fine ; l’altra dalle
generazioni del popolo devoto all’unico Dio ma che, da Adamo fino a
Giovanni Battista, è vissuto come l’uomo terreno, secondo una sorta di
giustizia servile: la sua storia si chiama Vecchio Testamento e contiene la
promessa di un regno pressoché terreno; nel suo insieme, tale storia tuttavia
non è che l’immagine del nuovo popolo e del Nuovo Testamento, che
contiene la promessa del regno dei cieli. La vita di questo popolo, fino a che
è temporale, incomincia dalla venuta del Signore nell’umiltà e dura fino al
giorno del giudizio, quando tornerà in tutto il suo splendore . Dopo il
giudizio, morto l’uomo vecchio, avverrà quella trasformazione che promette
una vita angelica. Tutti, infatti, risorgeremo, ma non tutti saremo cambiati .
Risorgerà dunque il popolo dei devoti, per trasformare nell’uomo nuovo ciò
che in lui resta del vecchio. Risorgerà in sé anche il popolo degli empi, che ha
realizzato in sé l’uomo vecchio dall’inizio alla fine, ma per essere precipitato