Page 20 - La vera religione
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genere. Ora, ogni salvezza viene da colui dal quale viene ogni bene: ma ogni
                  bene viene da Dio; dunque ogni salvezza viene da Dio.

                  Tutto è bene, anche ciò che si corrompe, ma non al più alto grado.
                  19. 37. Da quanto detto, ormai, chi ha gli occhi della mente ben aperti e non
                  offuscati o turbati dal pernicioso desiderio di una vana vittoria comprende
                  facilmente che sono beni tutte le cose che si corrompono e muoiono, sebbene
                  di per se stesse la corruzione e la morte siano male. Se infatti le cose non
                  fossero private di una parte della loro integrità, la corruzione e la morte non
                  nuocerebbero loro; ma se la corruzione non nuocesse, non sarebbe più tale.
                  Pertanto,  se  la  corruzione  si  oppone  all’integrità  e,  senza  alcun  dubbio,
                  l’integrità è un bene, allora è bene tutto ciò a cui la corruzione si oppone; ma
                  tutto ciò a cui la corruzione si oppone anch’esso si corrompe. Sono quindi
                  beni le cose che si corrompono; ma esse si corrompono perché non sono beni
                  al massimo grado. Poiché dunque sono beni, vengono da Dio; ma, poiché
                  non sono beni al massimo grado, non sono Dio. Perciò il bene che non può
                  essere corrotto è Dio. Tutti gli altri beni, che vengono da Lui, di per se stessi
                  possono essere corrotti, perché per se stessi sono nulla; invece, grazie a Lui,
                  in parte non sono soggetti a corruzione e in parte vengono restituiti alla loro
                  integrità, quando sono corrotti.

                  La corruzione dell’anima scaturisce dalla trasgressione dell’ordine naturale.
                  20. 38. La prima corruzione dell’anima razionale risiede nel voler fare ciò che
                  la verità somma ed intima vieta. Per questo motivo l’uomo fu cacciato dal
                  paradiso in questo mondo, passando così dall’eternità alla vita temporale,
                  dall’abbondanza all’indigenza, dalla stabilità all’instabilità; cioè non dal bene
                  sostanziale al male sostanziale, perché nessuna sostanza è male, ma dal bene
                  eterno  al  bene  temporale,  dal  bene  spirituale  al  bene  carnale,  dal  bene
                  intelligibile al bene sensibile, dal bene sommo al bene infimo. C’è dunque un
                  certo bene, amando il quale, l’anima razionale pecca, perché è di ordine
                  inferiore ad essa; perciò è il peccato in sé che è male e non la sostanza che,
                  peccando, si ama . Non è allora male quell’albero che, come è scritto, era
                  piantato nel centro del paradiso , ma la trasgressione del comando divino. E
                  quando questa trasgressione subì, come conseguenza, la meritata condanna,
                  da quell’albero, che era stato toccato contro il divieto, scaturì il criterio di
                  discernimento tra il bene e il male. L’anima infatti, dopo essere incorsa nel
                  peccato, mediante l’espiazione della pena apprende quale differenza ci sia
                  tra il comando che si è rifiutata di rispettare e il peccato che ha compiuto. In
                  tal modo, facendone l’esperienza, impara a conoscere il male che non ha
                  appreso con l’evitarlo e, in virtù del confronto, ama con maggior ardore il
                  bene che amava di meno discostandosene.
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