Page 8 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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piacevole  nutrimento  delle  cose  del  mondo  e  invita  al  loro  uso,  e  la
                  tenta  oltre  misura.  Infatti  l’immaginazione  è  diversa  dalla  sensibilità
                  che infiamma il desiderio con la passione delle cose carnali e le inebria
                  col  diletto  di  esse.  È  questa  che  precede  la  sua  laboriosa  padrona
                  quando esce, portandola qua  e là.  Infatti,  poiché  Lia  è miope e vede
                  male, non si vergogna di farsi guidare da lei. Di qui viene che Lia, cioè
                  l’affetto dell’anima, ora ama le cose che devono essere disprezzate, ora
                  disprezza le cose che devono essere amate; infatti poiché il suo occhio è
                  confuso nel giudizio delle cose, non si vergogna di seguire il desiderio
                  della carne. Queste sono le due serve delle due mogli di Giacobbe, che
                  la Scrittura chiama Zelfa e Bada, Bala quella di Rachele e Zelfa quella
                  di Lia.


                                               Capitolo VI

                              Il vizio dell’immaginazione e della sensibilità

                  Abbiamo visto il loro servizio, ma non ritengo che. si debba tacere il
                  loro vizio: Bala  è  chiacchierona,  Zelfa  è ubriaca.  Infatti  nemmeno la
                  padrona  Rachele  può  frenare  la  loquacità  di  Bala,  ma  nemmeno  la
                  grande  ricchezza  della  sua  padrona  può  estinguere  la  grande  sete  di
                  Zelfa. Il vino, di cui Zelfa ha sete, è la gioia del piacere. Quanto più
                  beve, tanto più ha sete: infatti per saziare il desiderio della sensibilità,
                  non basta il mondo intero. Poiché dunque per quanto beva resta sempre
                  con  la  bocca  aperta  per  bere,  giustamente  è  chiamata  Zelfa,  che
                  significa  bocca  aperta,  la  cui  sete  mai  è  estinta.  Siccome
                  l’immaginazione  strepita  con  tanta  inopportunità  nelle  orecchie  del
                  cuore, fino al rumore assordante, come dicemmo, la stessa Rachele a
                  stento può frenarla o non lo può affatto. Spesso infatti quando recitiamo
                  i  salmi  o  preghiamo,  vogliamo  allontanare  le  fantasie  del  pensiero  o
                  qualunque immagine di cose dagli occhi del cuore, ma non ci riusciamo.
                  Poiché  dunque  controvoglia  soffriamo  ogni  giorno  di  pensieri  in  tal
                  modo assordanti, quale e quanta sia la loquacità di Bala impariamo in
                  una  quotidiana  esperienza.  Qualunque  cosa  abbiamo  visto  o  udito,
                  qualunque cosa abbiamo fatto o detto, la richiama alla memoria, e ciò
                  che  essa  già  ha  presentato  alla  memoria,  non  cessa  di  ripresentarlo
                  sempre  di  nuovo.  E  spesso,  siccome  il  cuore  non  si  dispone  ad
                  ascoltarla,  essa  nondimeno,  benché  non  vi  sia  quasi  nessuno  che
                  l’ascolta, svolge il suo racconto. Così i vecchi decrepiti, o le vecchie
                  donne  sono  soliti  parlare  di  qualunque  cosa,  anche  senza  nessun
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