Page 53 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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dolore hanno sopportato per cause esterne. La seconda considerazione
                  deve essere su quello che hanno guadagnato per mezzo di tanto dolore
                  del corpo, anzi quanto hanno veramente perduto nell’interiorità loro per
                  la macchia della loro sinistra intenzione. La terza considerazione sarà
                  relativa  a  quel  che  debbono  aspettarsi  da  Dio  che  sanno  di  aver  non
                  tanto placato,  quanto  offeso per mezzo di  un ossequio  insincero. Nel
                  primo giorno torna dunque alla memoria il taglio operato nella amabile
                  consuetudine e senza dubbio ne viene un dolore gravissimo, poiché non
                  si  lascia  senza  dolore  ciò  che  si  possedeva  con  amore.  Nel  secondo
                  giorno l’animo si ritrova nel dolore per il male fisico, ed è un dolore,
                  forse,  tanto  più  forte  quanto  più  è  giusto.  Il  terzo  giorno  l’uomo  si
                  accorge di aver sopportato gravi dolori per un disegno personale, e di
                  dover attendere di peggio in ragione del giudizio divino.
                  Questo  è  quel  terzo  giorno  nel  quale,  dice  la  Scrittura,  il  dolore  è
                  solitamente  gravissimo.  Immenso  è  infatti  il  dolore  che  affligge  la
                  mente, quando considera diligentemente il dolore che ha sopportato, la
                  colpa che ha commesso, la punizione che ha meritato, il male cioè che
                  ha sopportato nel tormento del corpo, quello da cui è stato contaminato
                  per l’azione delittuosa, e quello che ha meritato al cospetto del Creatore.
                  Certo ha provato un dolore grande, ed anzi immenso colui che, essendo
                  stato  circonciso  inutilmente,  è  potuto  giungere  fino  a  questo  terzo
                  giorno.


                                              Capitolo LVI

                        La mente deve dolersi con pazienza della sua corruzione
                                    e non disperare della correzione

                  La  mente  tuttavia,  consapevole  del  suo  errore  e  confusa  dalla  sua
                  debolezza, deve dolersi con pazienza e non disperare di venir corretta.
                  Bisogna che si dolga della sua corruzione e cionondimeno speri nella
                  correzione in modo che, presa da un dolore proporzionato e corroborata
                  da una fiduciosa speranza; dia soddisfazione del passato e provveda al
                  futuro.  Si  è  sopra  già  detto  che  per  Simeone  dobbiamo  intendere  il
                  dolore e la speranza. Questi sono quei due fratelli, di Dina, Simeone e
                  Levi, crudeli vendicatori delle loro ingiurie, ma, oh sì!, avessero avuto
                  tanta  discrezione  quanta  forza!  A  Simeone  spetta  riparare  ciò  che  è
                  stato  fatto  di  male,  a  Levi  risollevare  l’animo  a  ciò  che  si  sarebbe
                  dovuto  fare  in  futuro.  Se  dunque  ti  duoli  soltanto  del  male  e  disperi
                  della correzione, per te c’è solo Simeone. Se trascuri di riparare le colpe
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