Page 48 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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quando è corrotta dalla superbia e dalla vanagloria
Molti si preoccupano di fare per amore di Dina quello che avrebbero
voluto fare per amore di Dio e non tardano ad amputare ciò che avrebbe
dovuto essere tagliato per amore di Dio, per evitare il danno del pudore,
una volta che sia sorta una occasione di confusione e preferiscono
subire il dolore della circoncisione della loro vita, piuttosto che apparire
ed essere senza pudore. Ma chi è Sichem, o chi suo padre? Ma che cosa
significano nomi di tal genere, Sichem, che e inteso come spalla o
fatica, ed Emor che è inteso come asino? Ma se riflettiamo su ciò che
hanno fatto, più in fretta troviamo chi siano. Sono infatti coloro che
sono soliti circoncidersi non tanto per Dio quanto per Dina, non tanto
secondo coscienza, ma per pudore: coloro che fanno ciò per amore
della propria superiorità e della vanagloria. Tale figlio da tale padre,
dall’amore della propria superiorità l’amore della vanagloria. Ascolta
ora dunque quanto sia stolto questo Emor; e vedrai quanto a buon
diritto è detto asino. Vediamo dunque per che cosa si esalti e si glori.
Quale più grande stoltezza del credere di avere ciò che non si ha? Ma se
lo possiede, ascolti che cosa dice l’Apostolo: Che cosa tu hai che non
abbia ricevuto? Se hai ricevuto, perché ti glori come se non avessi
ricevuto? (1 Cor. 4,7). E l’aver ricevuto è vera gloria non di chi riceve,
ma di chi dà. Che cosa infatti l’uomo ha di proprio, se non il peccato? E
quale gloria può venire dal male proprio o dal bene altrui? Pertanto chi
così si gloria, quanto veramente è stolto, tanto giustamente è definito
asino. Ma anche il fatto che Sichem sia chiamato spalla o fatica, mi
sembra si riferisca alla stessa cosa. Con le spalle infatti portiamo i pesi
e col far questo così fatichiamo. Sichem infatti piega la sua spalla sotto
il peso, e volentieri fatica, ma solo per arrecare lode a sé. Richiamiamo
alla memoria ciò che leggemmo di Issachar: Issachar asino forte vide
che la pace è cosa buona, e che la terra è bella e piegò la sua spalla al
peso (Gn. 49,14-15). Lì Issachar si considera asino e piega la schiena
per portare il peso. Qui Emor si dice asino, e Sichem mostra di avere le
spalle disposte a portare il peso. Vedete che come tutto si fa per la vera
letizia, parimenti tutto si fa per la vana letizia, Issachar lavora per la
pace che vede; Sichem invece per il desiderio di vana lode.
Giustamente tuttavia non è chiamato laborioso, ma fatica, poiché
attraverso il suo lavoro non è condotto alla vera pace. Ciò che infatti è
detto giustamente lavoro faticoso è il lavoro degli ipocriti che si
affaticano per ottenere il vano favore degli uomini.