Page 46 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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possedere  di  esso  solo  quella  parte  che  è  volta  al  bene,  non  ci  sarà
                  motivo, credo, che qualcuno si debba meravigliare per il fatto che Lia
                  concepì o generò tanto tardi tale prole.


                                            Capitolo XLVIII

                                        Le proprietà del pudore

                  Ma affinché non sembri che abbiamo passato sotto silenzio qualcosa sul
                  significato  di  tale  nome,  con  Dina  si  intende  il  giudizio.  Questo,
                  pertanto  è  quel  giudizio  col  quale  ciascuno  dalla  propria  coscienza  è
                  approvato,  confutato,  condannato,  punito  con  la  degna  pena  del
                  turbamento. Se infatti non fosse consapevole di quello che fa, non ci
                  sarebbe certamente motivo per cui dovesse arrossire. E certamente se il
                  turbamento  non  fosse  già  una  pena,  non  vi  sarebbe  motivo  per  cui
                  qualcuno  tanto  dovesse  detestarla  o  schivarla.  Pertanto  in  modo
                  mirabile la mente di ciascuno convinta dalla propria coscienza, e gettata
                  in  un  degno  turbamento,  nello  stesso  tempo  pronuncia  la  sentenza
                  contro se stessa, e prende su di sé il castigo da lei pronunciato. Pertanto
                  questo è quel giudizio nel quale uno solo è chi giudica e chi è giudicato;
                  uno solo chi condanna e chi è condannato: uno solo chi è punito e chi
                  punisce. Non senza motivo dunque la Sacra Scrittura volle indicare tale
                  giudizio non senza dimostrazione. Questo infatti si riferisce sempre alla
                  dimostrazione e il chiarimento spinge alla ammirazione l’animo di chi
                  ascolta. È vero giudizio degno di ammirazione e tale che debba essere
                  degnamente pronunziato con dimostrazione quello nel quale quanto più
                  ciascuno  ardentemente  ama  se  stesso,  con  tanta  maggiore  asprezza
                  incrudelisce verso se stesso, e quanto più desidera essere risparmiato,
                  tanto meno risparmia sé, poiché quanto più terne il suo turbamento, con
                  tanta  maggiore  asprezza  il  suo  turbamento  lo  tormenta.  Ma  forse  a
                  qualcuno sembra cosa di cui stupirsi il fatto che questa sia a buon diritto
                  annoverata  tra  le  altre  virtù,  perché  è  espressa  attraverso  il  sesso
                  femminile  e  non  piuttosto  quello  maschile?  Ma  sappiamo  tutti  che,
                  sebbene  la  bellezza  sia  maggiore  nelle  donne  che  negli  uomini,  è
                  tuttavia  minore  la  costante  fortezza  per  operare  il  bene.  Chi  non  sa
                  quanto l’onesto pudore addolcisca la forza del cuore e quanto spesso sia
                  di  ostacolo  alle opere forti, mentre  l’animo dell’uomo evita di  essere
                  confuso oltre misura? Per questo Dina non è uomo ma donna, non figlio,
                  ma figlia.
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