Page 38 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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quiete. La pace completa e l’autentica quiete; la pace quieta e la quiete
                  pacifica. Vide che la pace è buona cosa e la terra cosa eccellente. In
                  quella non è fatica, ma a quella senza fatica non si può giungere. Per
                  essa, non in essa si affatica. Fuori da questa terra non si trova vera pace;
                  nessuna fatica si trova in questa terra. Sono due, la terra e la pace. Due
                  contro  due.  Due  beni  contro  due  mali.  Due  sono  i  grandi  mali,  la
                  miseria e la concupiscenza, cioè la pena e la colpa. Due sono i grandi
                  beni, la serenità e la fermezza. Contro la miseria della mente la serenità,
                  contro  la  concupiscenza  del  cuore  la  fermezza.  Non  sentire  nessuna
                  molestia  è  vivere  in  vera  pace.  Non  essere  tormentato  da  alcun
                  desiderio di piaceri è indugiare già senza dubbio in quella terra. In tale
                  terra,  tale  pace.  La  mente,  che  non  è  ancora  tutta  raccolta  alla  gioia
                  intima, non ha ancora esperienza di quale sia la vera pace. Guai a me
                  misero,  che  vivo  fino  ad  oggi  vagante,  e  sono  profugo  nella  terra;
                  vagante seguendo la concupiscenza, profugo fuggendo la miseria. Sem-
                  pre ciò che desidero mi manca, e trovo ovunque ciò che sto fuggendo.
                  La  concupiscenza  mi  rende  vagante,  la  miseria  mi  rende  fuggiasco.
                  Certamente  la  terra  malvagia,  la  terra  della  miseria,  tale  terra  nella
                  quale in tal modo vivo è    la terra della miseria e delle tenebre, dove è
                  l’ombra della morte e non vi è alcun ordine. È fuor d’ogni dubbio che
                  tale terra non è la fermezza del cuore, ma la durezza e l’insensibilità
                  della mente: Ma il tuo buono Spirito, Signore, mi conduca nella giusta
                  terra (Sal. 142,10). E alla fine Issachar la vide e, la desiderò perché qui
                  era la buona pace, e la terra era eccellente.
                  O felice chi poté per un attimo, dimenticarsi di tutti i mali, e godere di
                  quella  pace  interiore  e  della  quiete,  anche  se  per  poco.  Nondimeno
                  felice quegli a cui è data la possibilità di raccogliere i moti del cuore in
                  un  solo  punto,  e  volgere  il  desiderio  in  quella  fonte  di  vera  felicità.
                  Quello è senz’altro bene, tuttavia questo è l’ottimo. Conformemente a
                  ciò Issachar vide che la pace è cosa buona, la terra eccellente. Poiché
                  certamente è bene essere lontani da ogni male, molto meglio tuttavia,
                  anzi  cosa  ottima,  restare  attaccati  al  sommo  bene.  Questo  Issachar
                  seppe,  e  pertanto  non  voleva  allontanarsi  troppo  da  tale  terra,  ma
                  abitando  entro  il  confine  rimaneva  vicino  ad  essa,  desiderando  e
                  cercando  di  toccarla  furtivamente  ed  in  fretta  almeno  con  saltuari
                  sconfinamenti; e cercava di cibarsi con una certa frequenza dei frutti di
                  quella  terra.  Infatti,  come  potete  sapere,  il  frutto  di  quella  terra  è
                  sublime, mirabile, raro. La mente dell’uomo abbastanza spesso saziata
                  dai  frutti  di  tale  terra,  ed  in  certa  misura  arricchita,  subito  in  modo
                  mirabile  si .  rafforza  contro  ogni  pericolo,  e  subito  si  rinvigorisce
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