Page 35 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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sono Gad e Aser, che escludono la falsa gioia e introducono quella vera.
                  Ormai, credo, nessun problema ci sarà successivamente sul perché tale
                  figlio  si  chiami  Issachar,  se  per  Issachar  si  intende  ricompensa.  Che
                  cosa infatti cerchiamo con tante e cosa grandi fatiche? Che cosa altro,
                  dico, aspettiamo con tanta longanime perseveranza, se non la vera gioia?
                  Tante  volte  riceviamo  in  un  certo  qual  modo  le  primizie  di  tale
                  ricompensa,  quasi  pegno,  quante  volte  ci  accostiamo  all’intima  gioia
                  del nostro Signore, e in qualche modo la gustiamo.


                                            Capitolo XXXVII

                           Paragone tra la dolcezza interiore e quella esterna

                  Infatti la Sacra Scrittura chiama questo gusto dell’intima dolcezza ora
                  gusto, ora ebbrezza, per mostrare quanto sia piccola o grande, piccola
                  certamente in paragone alla futura dolcezza, ma grande in paragone a
                  questa  mondana  felicità.  Infatti  il  piacere  in  questa  vita  degli  uomini
                  che vivono secondo lo spirito, se paragonato alle gioie della vita futura,
                  per quanto grande sia, lo si trova piccolo; tuttavia in paragone ad esso
                  ogni  gioia di  piaceri esterni è nulla. O mirabile dolcezza, o dolcezza
                  tanto grande, o dolcezza tanto piccola! Grande perché? Perché supera
                  ogni gioia mondana. Piccola perché? Perché della sua pienezza non ne
                  assapori che una goccia. Di tanto mare di felicità ne cogli certamente
                  ben  poco,  tuttavia,  quando  la  infondi  nella  mente,  essa  si  inebria
                  completamente.  A  buon  diritto  si  assapora  perché  è  poco  di  tanto;  e
                  tuttavia  ci  si  inebria,  perché  la  mente  trascende  se  stessa.  Pertanto  è
                  gusto e al tempo stesso può dirsi ebbrezza: Gustate — dice il Profeta —
                  e  vedete  quanto  è  buono  il  Signore  (Sal.  33,9).  E  l’Apostolo  Pietro:
                  Tuttavia gustate poiché è dolce il Signore (1 Pt. 2,3). E ancora dice il
                  Profeta  circa  l’ebbrezza:  Visitasti  la  terra  e  la  inebriasti  (Sal.  66).
                  Ascolta come l’uomo sia ebbro di tale ebbrezza e ignori completamente
                  che cosa si faccia di lui: Se nel corpo, se fuori dal corpo, io non so, Dio
                  sa (2 Cor. 12,2). In che modo credi fosse inebriato, come credi avesse
                  dimenticato il mondo chi non sapeva più di se stesso?


                                           Capitolo XXXVIII

                                     Gli ostacoli alla gioia interiore

                  Non  meritano  certamente  di  inebriarsi  di  tale  dolcezza  coloro  che
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