Page 23 - La preparazione dell’anima alla Contemplazione
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Capitolo XXIV
Quanto grande sia la gioia della seconda speculazione
Ecco in che modo il cervo è liberato. Ma in che modo, con parole assai
belle, attraverso degli esempi lo mostreremo con più evidenza e
persuaderemo più pienamente. Volete ascoltare le parole della bellezza,
le parole della soavità, piene di dignità, piene di dolcezza, quali era
solito pronunziare Neftali, o quali conviene che lui pronunci: Mi baci
col bacio della sua bocca (Cant. 1,1). Sostenetemi con fiori e
rafforzatemi con frutti, poiché languisco d’amore (Cant. 2,5). Favo
stillante è il tuo labbro, miele e latte sotto la tua lingua, e l’odore dei
tuoi vestiti come odore di incenso (Cant. 4,11).
Che cosa si può trovare di più dolce e di più lieto di queste parole? Che
cosa si ascolta con più piacere e con più avidità? Queste parole
sembrano dire qualcosa di carnale, e tuttavia ciò che esse descrivono è
spirituale. Neftali sa fondere le cose terrene. con quelle spirituali, e
descrivere le cose incorporee attraverso quelle corporee così che
entrambe le nature dell’uomo, la corporea e l’incorporea, in queste
parole trovino il modo di riprendersi. Hanno sapore dolcissimo per
l’uomo, perché lo ristora nella sua duplice natura. È infatti degno di
ogni ammirazione ciò che quasi sempre è dolce al cuore come le
famose parole del Cantico: I tuoi capelli come greggi di capre che
salgono dal monte Galaad. I tuoi denti come greggi di pecore tosate,
che salgono dal lavacro (Cant. 4, 2). Il tuo naso come la torre del
Libano che guarda contro Damasco, il tuo capo come il Carmelo (Cant.
7, 5). Queste e altre cose di tal genere che si odono, o si leggono, sono
piene di grande letizia, e tuttavia in tutte queste, se soltanto seguiamo il
senso della lettera, non troviamo niente di cui possiamo veramente
stupirci. Ma forse in parole di tal genere questo è ciò che cogliamo, il
fatto che siamo spinti a rifugiarci nella spirituale intelligenza dalla
piacevolezza del senso letterale. Se dunque consideriamo quanto questo
nostro Neftali sia capace di meditazione, quanto piacevole nella parola,
si può capire meglio con quanta proprietà la Scrittura dica di lui: Neftali,
tali, il cervo lasciato libero, effondeva parole di bellezza (Gn. 49, 21).
Capitolo XXV
I due figli delle virtù che nascono dalla sensibilità controllata