Page 35 - La nube della non conoscenza
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prego  Dio  onnipotente  perché  nella  sua  grande  grazia  e  benevolenza  te  lo
                  insegni lui stesso. E io faccio veramente una cosa buona a farti capire che non
                  sono in grado di dirtelo. Non c’è da meravigliarsi: la contemplazione è lavoro di
                  Dio solo, che egli compie di sua volontà nell’anima di quanti gli sono graditi,
                  senza tener conto dei loro meriti.
                  Se manca l’aiuto di Dio, non c’è angelo o santo che possa, anche lontanamente,
                  sentire il bisogno di un simile lavoro. E credo che nostro Signore è disposto a
                  compiere  questo  lavoro  con  ugual  premura  e  frequenza,  anzi,  forse  con
                  premura e frequenza maggiori, nei peccatori incalliti, piuttosto che in quanti,
                  rispetto a essi, non l’hanno mai offeso gravemente. E Dio agisce a questo modo
                  perché noi possiamo riconoscere la sua infinita misericordia e onnipotenza: egli
                  lavora come vuole, dove vuole, quando vuole.
                  Tuttavia, non dà questa grazia, né compie questo lavoro in un’anima incapace
                  di riceverli, anche se non c’è nessun’anima, peccatrice o innocente, in grado di
                  accogliere  questa  grazia  senza  l’aiuto  della  grazia  stessa.  Né  Dio  l’accorda  in
                  base all’innocenza, né la rifiuta per via del peccato. Fa’ bene attenzione a quel
                  che ho detto: la rifiuta, e non la ritira. Ti prego, sta’ attento a non sbagliarti su
                  questo punto, perché quanto più ci si avvicina alla verità, tanto più si deve stare
                  in guardia dall’errore. Quel che intendo dire è ben chiaro e preciso, ma se non
                  riesci a capirlo, lascialo da parte finché Dio non venga a fartelo comprendere.
                  Fa’ dunque così e non ti angustiare.
                  Attenzione  all’orgoglio,  che  bestemmia  Dio  nei  suoi  doni  e  incoraggia  i
                  peccatori.  Se  tu  fossi  veramente  umile,  la  penseresti  come  me  riguardo  alla
                  contemplazione:  Dio  la  accorda  liberamente,  senza  tener  conto  dei  meriti.
                  Questo dono divino  è  tale che, quando  è  presente,  mette  l’anima in grado di
                  possederlo e di gustarlo. È impossibile ottenerlo in altro modo. La capacità di
                  contemplare  costituisce  una  cosa  sola  con  la  contemplazione,  senza  alcuna
                  differenza,  cosicché  chi  è  attratto  verso  il  lavoro  contemplativo,  costui  e  non
                  altri è in grado di farlo effettivamente. Se Dio non opera in essa, l’anima è come
                  morta, e non sente né la voglia né il desiderio della contemplazione. Quanto più
                  la vuoi e la desideri, tanto più la possiedi: né più né meno. Tuttavia, non è né la
                  tua volontà né il tuo desiderio, ma un qualcosa di insondabile che ti spinge a
                  volere e desiderare ciò che non conosci. Non preoccuparti, te ne prego, se il tuo
                  intelletto non riesce ad andar oltre: al contrario, continua imperterrito nel tuo
                  lavoro cosa da avanzare sempre più.
                  Per  farla  breve,  lascia  che  quel  qualcosa  di  insondabile  agisca  in  te  a  suo
                  piacimento e ti conduca dove vuole lui. Lascia che sia lui a operare e tu a subire
                  la  sua  azione.  Guarda  pure,  se  ti  pare,  ma  lascialo  lavorare  da  solo.  Non
                  immischiarti,  come  se  tu  volessi  aiutarlo:  finiresti  per rovinare  tutto.  Tu  devi
                  essere il legno, e lui il falegname; tu la casa, e lui il padrone che vi abita. Per il
                  momento fatti cieco e rigetta il desiderio di sapere il perché e il percome: una
                  simile conoscenza ti sarebbe più di ostacolo che di aiuto. Infatti è già abbastanza
                  se  senti  dentro  di  te  l’autorevole  spinta  di  quel  non  so  che,  e  se  in  questo
                  movimento interiore non hai alcun pensiero particolare nei riguardi di qualsiasi
                  cosa inferiore a Dio: il tuo puro anelito deve andare direttamente a Dio.
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