Page 31 - La nube della non conoscenza
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A questo punto può anche darsi che, di tanto in tanto, egli emani un raggio di
                  luce spirituale cosa da trapassare la nube della non-conoscenza che sta tra te e
                  lui, e ti sveli parte dei suoi segreti, dei quali l’uomo non ha né il permesso né la
                  facoltà di parlare. Allora sentirai ardere in cuore la fiamma del suo amore più di
                  quanto  io  non  riesca  a  dire  in  questo  momento.  Non  mi  arrischio  infatti  a
                  parlare, con la mia lingua carnale così balbuziente, di quel lavoro che spetta a
                  Dio, e a lui solo; e in definitiva, se anche potessi farlo, non lo farei ugualmente.
                  Ma  del  lavoro  che  spetta  all’uomo,  quando  si  sente  stimolato  e  aiutato  dalla
                  grazia, di questo parlo volentieri, poiché è meno rischioso che parlare del lavoro
                  di Dio.

                                                     CAPITOLO 27
                                 Chi dovrebbe impegnarsi in questo lavoro di grazia

                  Per prima cosa ti voglio indicare chi deve darsi al lavoro contemplativo, e poi
                  quando e come, e infine con quale moderazione.
                  Se  mi  domandi  chi  deve  assumersi  questo  lavoro,  ecco  la  mia  risposta:  tutti
                  coloro che hanno veramente abbandonato il mondo cori decisione per dedicarsi
                  non  alla  vita  attiva,  ma  alla  vita  contemplativa.  Sono  proprio  costoro  che
                  dovrebbero  impegnarsi  in  questo  lavoro  di  grazia,  chiunque  essi  siano,
                  peccatori incalliti o meno.

                                                     CAPITOLO 28
                                   Nessuno dovrebbe presumere di poter diventare
                             un contemplativo senza aver prima debitamente purificato
                                  la propria coscienza da tutte le azioni peccaminose

                  Ma se vuoi sapere quando devono dedicarsi al lavoro contemplativo, allora ti
                  rispondo a questo modo: non prima di aver purificato la loro coscienza da tutti i
                  peccati  commessi  in  precedenza,  secondo  la  comune  disciplina  della  santa
                  chiesa.
                  In questo lavoro l’anima fa seccare completamente le radici e le fondamenta del
                  peccato,  che  ancor  restano  anche  dopo  la  confessione,  a  dispetto  di  tutto
                  l’impegno che uno vi può mettere. Perciò chiunque vuol compiere ogni sforzo
                  per  diventare  contemplativo,  deve  innanzitutto  purificare  la  sua  coscienza,  e
                  solo  in  seguito,  dopo  aver  fatto  debita  ammenda  dei  propri  peccati,  può
                  disporsi alla contemplazione con coraggio, sì, ma anche con umiltà. E farebbe
                  bene a ricordarsi di tutto il tempo in cui ha fatto tutt’altro.
                  Infatti, è questo il lavoro in cui l’anima dovrebbe impegnarsi per tutta la vita,
                  anche se non avesse mai commesso un peccato grave. E per tutto il tempo in cui
                  abiterà  in  questo  corpo  mortale,  l’anima  avvertirà  sempre  la  presenza
                  ingombrante  della  nube  della  non-conoscenza  tra  sé  e  Dio.  Inoltre,  come
                  conseguenza del peccato originale, vedrà e sentirà costantemente dentro di sé
                  qualcuna delle creature che Dio ha fatto, o qualche loro opera, tutte protese a
                  intromettersi tra sé e Dio.
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