Page 16 - La nube della non conoscenza
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facilmente attratto o per una specie di compiacimento, se si tratta di qualcosa
                  che  ti  piace  o ti  è  piaciuto  in  passato,  o  per  una  specie  di  risentimento,  se  si
                  tratta di qualcosa che ti fa soffrire o ti ha fatto soffrire in passato.
                  Per coloro che già vivono in peccato mortale, l’attaccamento a questo impulso
                  non è altro che un ulteriore peccato mortale;  ma per te e per tutti coloro che
                  hanno volontariamente lasciato il mondo per vivere devotamente, in un modo o
                  nell’altro, in obbedienza alla santa chiesa (non importa se con voti pubblici o
                  privati), intendendo così essere governati non dalla vostra volontà o opinione
                  personale,  ma  dalla  volontà  e  dai  consigli  dei  vostri  superiori,  religiosi  o
                  secolari; per voi, dunque, un tale attaccamento del vostro cuore carnale, o per
                  compiacimento, o per risentimento, non va certo al di là di un peccato veniale.
                  La ragione di tutto questo è che la tua intenzione era già basata e radicata in Dio
                  quando ancora eri all’inizio dello stato di vita in cui ora ti trovi, grazie anche
                  all’assistenza e ai consigli di qualche buon padre spirituale. Ma se tu concedi
                  ampio  spazio  a  questo  compiacimento  o  risentimento  legato  al  tuo  cuore
                  carnale, senza far niente per reprimerlo, allora finisce per piantar radici nel tuo
                  cuore spirituale, cioè nella tua volontà, e tutto questo con il tuo pieno consenso.
                  In tal caso è peccato mortale.
                  E  questo  accade  ogni  qualvolta  tu,  o  uno  di  quelli  di  cui  ho  appena  parlato,
                  rievochi  deliberatamente  alla  memoria  qualche  persona  vivente  o  qualche
                  oggetto materiale o mondano. Se si tratta di qualcosa o di qualcuno che ti fa
                  soffrire o ti ha fatto soffrire in passato, allora nasce in te una passione furiosa e
                  una sete di vendetta: ecco l’ira.
                  Oppure  ti  mostri  sdegnato  e  provi  un  certo  disgusto  nei  confronti  di  quella
                  persona, e fai dei giudizi severi e malevoli sul suo conto: ecco l’invidia.
                  O ancora, si fa strada dentro di te una certa stanchezza e indifferenza di fronte a
                  qualsiasi buona occupazione, sia materiale che spirituale: ecco l’accidia.
                  Se invece si tratta di qualcosa che ti piace o ti è piaciuto in passato, allora provi
                  uno smodato piacere ogni qualvolta ci pensi sopra, qualunque cosa sia, così che
                  ti riposi all’ombra di questo pensiero, e finisci per legarvi il tuo cuore e la tua
                  volontà,  e  per  nutrire  di  questo  solo  pensiero  il  tuo  cuore  carnale.  A  questo
                  punto  non  pensi  di  poter  desiderare  nient’altro  di  meglio  se  non  di  vivere  e
                  riposare  in  pace,  in  compagnia  di  questo  piacevole  pensiero.  Ora,  se  questo
                  pensiero che tu rievochi deliberatamente o a cui fai spazio quando viene o su
                  cui  ti  soffermi  con  piacere,  riguarda  l’eccellenza  della  natura  o  del  sapere,  il
                  fascino o la posizione sociale, i privilegi o la bellezza, allora ecco la superbia.
                  Se invece si tratta di beni terreni, ricchezze o proprietà, o qualsiasi altra cosa si
                  può possedere o di cui si può essere padroni, ecco la cupidigia.
                  Se poi si tratta di cibi e bevande raffinati, o di qualsiasi altra forma di delizie del
                  palato, ecco la golosità.
                  Infine,  se  c’entra  l’amore  o  il  piacere,  o  una  forma  qualsiasi  di  impurità,  di
                  allettamento o di lusinga, verso gli altri o verso se stessi, allora ecco la lussuria.

                                                     CAPITOLO 11
                         Occorre dare la giusta importanza a ogni pensiero e a ogni impulso,
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